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Questo articolo è stato pubblicato il 02 marzo 2013 alle ore 08:19.

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La banda del 5% era attiva da oltre dieci anni. Secondo la procura di Siena, che sta indagando sul Monte dei Paschi, il gruppo di manager che avrebbe tratto profitti illeciti dalle commissioni sulle operazioni di finanza derivata e strutturata si era già "formato" prima dello scudo fiscale del 2002.

Un periodo piuttosto lungo, grazie al quale Gian Luca Baldassarri, responsabile dell'area finanziaria di Mps, e il suo vice Alessandro Toccafondi, avrebbero accumulato una trentina di milioni, sequestrati dal nucleo valutario della Guardia di finanza. Milioni perlopiù portati all'estero e poi fatti rientrare con lo scudo fiscale, servendosi della società bolognese Galvani. Alla loro organizzazione criminale si sarebbero aggiunti anche Fabrizio Cerasani, David Ionni e Luca Borrone, tre broker esterni alla banca. Il primo è socio fondatore e direttore della Enigma di Londra e legale rappresentante in Italia, mentre il secondo sarebbe un suo collaboratore. Ad entrambi sono stati sequestrati circa 7 milioni tra contanti e titoli, mentre a Borrone 210mila euro.

Tutti i 5 manager sono accusati di truffa e associazione criminale. Per i pm Nastasi, Natalini e Grosso, titolari dell'inchiesta, la banda agiva così contro gli interessi della banca - che in questo caso sarebbe parte lesa - da molti anni, utilizzando quegli stessi derivati finiti nel mirino della procura di Siena anche per un altro reato, l'ostacolo alla vigilanza.

Baldassarri risulta coinvolto anche in questo filone di indagini, per aver collaborato con i due principali accusati, l'ex dg Antonio Vigni e l'ex presidente Giuseppe Mussari. Secondo gli inquirenti avrebbe tenuto nascosto, con la responsabilità dei vertici, il contratto che collegava un prodotto strutturato realizzato con Nomura, il cosiddetto "Alexandria", ad un prodotto derivato sottoscritto qualche anno prima, le cui perdite sarebbero stato così occultate. Relativamente a questo capo di imputazione Baldassarri è ora in custodia cautelare nel carcere di San Vittore, a Milano.

L'ordinanza è stata avanzata due settimane fa dai pm senesi per pericolo di fuga e inquinamento prove, ed è stata convalidata dal gip di Milano, città dove Baldassarri vive. L'avvocato di Baldassarri ha chiesto il trasferimento in un carcere toscano e la procura di Siena ha già dato il suo nulla osta.

Il manager dunque potrebbe essere trasferito a breve in Toscana, se il gip di Firenze (titolare sui provvedimenti di limitazione della libertà personale) convaliderà la decisione di arresto presa del gip di Milano. Il giudice fiorentino ha ancora una decina di giorni per studiare il caso. Per quanto riguarda invece il riesame relativo ai sequestri dei beni, sia il legale di Baldassarri che quello di Toccafondi hanno ritirato ieri la richiesta avanzata giorni fa.

La procura di Siena ha anche valutato se il gruppo di manager avesse agito sotto lo sguardo distratto di altri manager, o se qualcun'altro se ne fosse accorto e avesse usufruito di qualche vantaggio. La banda del 5% potrebbe quindi allargarsi ad un giro di persone più ampio.

I pm intanto continuano a studiare in questa vicenda anche il ruolo delle banche straniere, in particolare del Santander, da cui nel 2008 Mps acquistò Antonveneta per 9,3 miliardi. Emilio Botin, presidente della banca spagnola, potrebbe essere ascoltato dai pm nel mese di aprile, a Madrid, con una rogatoria internazionale. A Siena invece l'ex dg Vigni verrà riascoltato per la terza volta tra una decina di giorni.

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