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Questo articolo è stato pubblicato il 07 marzo 2013 alle ore 06:40.

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Fino a pochi anni fa il board di Generali era affollato di amministratori delegati, il presidente veniva annualmente riconfermato (ad anni alterni gli venivano assegnate deleghe operative) e presentava lui stesso agli azionisti la lista del Cda da nominare. Nel corso del tempo gran parte di queste atipicità sono state rimosse ma non è escluso che altri cambiamenti verranno introdotti nella corporate governance del Leone in occasione del rinnovo delle cariche interne in programma all'assemblea annuale del 30 aprile prossimo. Si sta discutendo, in particolare, se rendere più snello il board, in linea con gli standard internazionali ed anche con le indicazioni di autovalutazione del Cda in scadenza. Tutto ciò potrebbe portare con sé anche l'eliminazione del comitato esecutivo che poco si giustificherebbe in un organismo meno pletorico.
A meno di due mesi dal meeting sono in pieno corso i conciliaboli tra i grandi azionisti (Mediobanca in testa, storico socio di riferimento della compagnia) per definire la nuova squadra nella quale è data per scontata la riconferma di Mario Greco come Ceo e del presidente Gabriele Galateri. Prima ancora dei nomi, però, la riflessione in corso riguarda la dimensione del Cda. Quando il board fu nominato, nel 2010, era composto da 19 amministratori. In questi tre anni, al di là degli avvicendamenti imposti dalle norme sui doppi incarichi, vi sono state diverse dimissioni, alcune imposte (Cesare Geronzi, Giovani Perissinotto), altre volontarie (Leonardo Del Vecchio, Ana Patricia Botin, Diego Della Valle, Sergio Balbinot). Dei 15 rimanenti almeno due non verranno riconfermati nella prossima squadra: Petr Kellner (per lo scioglimento della joint venture tra Generali e la "sua" Ppf) e Paolo Scaroni per aver da tempo annunciato la sua indisponibilità.
Se la composizione fosse fissata in 13 amministratori automaticamente passerebbe a 12 visto che, per statuto, la rappresentanza delle minoranze si ridurrebbe a due membri. E ad uno se il numero degli amministratori non superasse gli 11 membri. Si potrebbe fare di più? Qui iniziano le difficoltà perchè, in aggiunta a Generali, anche gli altri azionisti forti della compagnia (De Agostini, Caltagirone, Effeti) intendono continuare ad essere direttamente rappresentati in consiglio. Una presenza che nell'ultimo triennio si è fatta sentire ed è risultata decisiva nei diversi ribaltoni al vertice del Leone. C'è poi da conciliare la composizione del consiglio con le norme che impongono di nominare almeno un terzo di consiglieri indipendenti e almeno il 20% di quote rosa. È molto probabile che nel nuovo organismo venga riconfermata Paola Sapienza (da parte di Assogestioni) ma, in effetti, la legge affida alla lista di maggioranza il compito di assicurare il rispetto del genere.
In relazione ai nuovi equilibri si deciderà se mantenere l'esecutivo, attualmente composto da 7 consiglieri. A parte il fatto che l'unico esecutivo "vero" nel board è il Ceo Mario Greco, confermare quel comitato in un cda più ristretto finirebbe per sancire una sorta di impropria distinzione tra consiglieri di serie "a" e di serie "b". Anche quella, forse, ha fatto il suo tempo nella governance di Generali.
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