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Questo articolo è stato pubblicato il 10 marzo 2013 alle ore 15:26.

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SIENA - Riciclaggio e conti all'estero. È questa la nuova pista su cui stanno lavorando gli inquirenti di Siena sul caso dei derivati e dei profitti illeciti realizzati da un gruppo di manager di Mps insieme a dei broker esterni, tutti quanti accusati di truffa e associazione a delinquere.

Quello dei derivati è il secondo, importante, filone di indagine avviato dalla procura senese sul Monte dei Paschi: il primo riguarda l'operazione finanziaria messa in piedi per l'acquisizione di Antonveneta per 9,3 miliardi dal Santander nel 2008; il secondo, appunto, i prodotti di finanza struttura e derivata, ristrutturati nel tempo per coprire una serie di perdite tenute nascoste agli organi di vigilanza, su cui peraltro un gruppo di manager interni avrebbe realizzato profitti illeciti sfruttando commissioni finanziarie in Italia e all'estero.

Su quest'ultimo punto l'inchiesta si sta allargando, fino ad arrivare in Svizzera. Gian Luca Baldassarri, ex responsabile dell'area Finanza di Mps e considerato dagli inquirenti il vero organizzatore della cosiddetta "banda del 5%" (in custodia cautelare in carcere per pericolo di fuga e inquinamento prove, all'interno del reato di ostacolo alla vigilanza), avrebbe già delle pendenze giudiziarie per riciclaggio in diversi cantoni svizzeri, e per questo gli sarebbero state già bloccate diverse decine di milioni di euro in alcune banche elvetiche dalle autorità giudiziarie locali.

Ecco quanto si legge nell'ordinanza della procura del 9 marzo, inviata al gip di Siena che ieri ha confermato gli arresti del manager: «Va evidenziata una recente nota del 4 marzo dell'autorità elvetica che evidenzia che Baldassarri risulta segnalato in via amministrativa e indagato per riciclaggio, essendovi indizi che questi abbia depositato o fatto transitare denaro provento di reato su relazioni bancarie svizzere».
Baldassarri durante gli interrogatori effettuati dai pm si è avvalso della facoltà di non rispondere alla domanda su quale fosse l'origine del denaro sequestrato.
Al manager in Italia sono già stati bloccati un mese fa circa 20 milioni, di cui molti scudati dall'estero.

Le altre persone coinvolte nel dossier sono il suo ex vice Alessandro Toccafondi e tre broker esterni a Mps (Fabrizio Cerasani, David Ionni e Luca Borrone), a cui si aggiunge da pochi giorni anche Antonio Pantalena, tuttora dipendente di Mps (area Finanza), che ha subito un sequestro pochi giorni fa e che risulterebbe indagato dalla procura di Siena.
Il gruppo che si sarebbe arricchito con le commissioni relative alla finanza derivata, soprattutto quello interno alla banca, sembra ora destinato a salire: per gli inquirenti infatti è da approfondire il fatto che nell'area Finanza di Mps molti utilizzassero lo strumento dello scudo fiscale, per cifre consistenti. Questo farebbe ipotizzare che ci fosse una sorta di accordo e di organizzazione.

Le operazioni da cui sarebbero state ricavate le "creste" - oltre alle più note Alexandria (sottoscritto con Nomura) e Santorini (sottoscritto con Deutsche bank), finite nel mirino degli inquirenti anche per i reati di ostacolo alla vigilanza e falso in prospetto - sono: Nota Italia, Patagonia, Anthracite, Casaforte e Chianti classico. Queste ultime sono cartolarizzazioni immobiliari. I prodotti finanziari sono stati sottoscritti nell'ultimo decennio.

Per i pm Nastasi, Natalini e Grosso l'esistenza di questo gruppo di persone che da oltre dieci anni accantonava risorse ai danni della banca veniva "accettato" dai vertici della banca senese. Perché? Probabilmente un manager come Baldassarri, di cui forse si potevano conoscere le abitudini, poteva tuttavia servire a realizzare prodotti derivati complessi, coprire perdite e mettere a punto contratti poco trasparenti, proprio grazie alle sue abilità con il mondo della finanza. Una sorta di scambio "politico", non necessariamente finalizzato all'arricchimento politico.

Questa almeno una delle ipotesi degli inquirenti. Per il gip Ugo Bellini che ha convalidato l'arresto Baldassarri è proprio "l'ispiratore" dei comportamenti dell'ex dg Vigni e dell'ex presidente Mussari, che per i pm avrebbero commesso il reato di ostacolo alla vigilanza e falso in prospetto nascondendo a Bankitalia il contratto con Nomura.
Le società attraverso cui il gruppo di manager riusciva a realizzare le commissioni illecite sono più di una, ma quella su cui sono stati per ora raccolti più elementi probatori sarebbe Enigma, di cui peraltro Cerasani sarebbe uno dei fondatori e Ionni un collaboratore.

La società ribadisce la sua estraneità rispetto alla vicenda, e anzi sottolinea che nessun organo di vigilanza ha mai avuto da ridire sulle operazioni, mentre intanto l'inchiesta rischia di compromettere l'attività e il lavoro di 40 persone. Il legale della Enigma sottolinea inoltre che Cerasani non conosce Baldassarri. L'inchiesta lo accerterà.
Baldassarri sarà ascoltato dai pm nel carcere di Sollicciano a Firenze alla fine della prossima settimana.

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