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Questo articolo è stato pubblicato il 12 marzo 2013 alle ore 06:42.

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ROMA
«Nessuno è felice, dunque alla fine lo sono tutti. E per questo il concambio proposto è fair e molto vicino a quanto il mercato si aspettava». Giovanni Castellucci, ad in pectore della nuova Atlantia che avrà incorporato Gemina, ha commentato così durante la call con gli analisti il rapporto di cambio (alla fairness opinion hanno lavorato Barclays e Unicredit per Gemina, Deutsche Bank per Atlantia) tra i titoli delle due società approvato dai cda venerdì. In effetti in Borsa ieri il malumore era evidente e i due titoli coinvolti sono stati subissati dalle vendite: Gemina ha ceduto oltre il 6%, a 1,29 euro; Atlantia il 3,45%, a quota 12,23 euro esprimendo un concambio di 1 a 9,5 che sarebbe meno penalizzante per la holding autostradale. Una bocciatura dell'operazione? Sarebbe forse riduttivo leggere l'andamento di Borsa con una delusione del mercato, perchè le indiscrezioni sul concambi erano uscite da giorni e non si è trattato dunque di un fulmine al ciel sereno. «Ci sono state prese di beneficio su Gemina dopo la crescita degli ultimi giorni del titolo - commenta Michele Milla, manager della società di gestione Momentum che ha in portafoglio una quota rilevante di Gemina - e arbitraggi, anche se limitati, di chi è uscito da Atlantia per comprare Gemina. Ma il calo del gruppo autostradale a mio avviso si spiega con le stime di traffico, peggiori delle attese, anche per il 2013».
In effetti ieri Castellucci è stato per la prima volta molto esplicito sulle prospettive del business in Italia. «Non vedo ripresa per il 2013 e il traffico autostradale è strettamente legato al Pil - ha detto -. Anche per il 2013 abbiamo previsioni di flessione, anche se meno accentuate rispetto al 2012». Gli analisti calcolavano una contrazione tra 0 e -2% per quest'anno, ma lo scenario che si prefigura è un calo fino al 5% (contro il 7,5% del 2012). L'insistenza sulle previsioni fosche, in realtà, si presta alla causa della fusione, perchè l'integrazione con il business aeroportuale serve a «diversificare il business e a ridurre l'esposizione sull'Italia» visto che gran parte del traffico su Fiumicino è atteso in futuro dall'estero.
Per Gemina-Adr, invece, il merger consente di superare un rischio non remoto, come ventilato ieri dal presidente dello scalo, Fabrizio Palenzona. «L'operazione serve a ottimizzare sia gli impegni concessori che i costi», ha detto. L'allusione è all'impegno preso per accelerare i cospicui investimenti: da sola Adr, senza il know-how di Atlantia, non ce la farebbe.
Sempre ieri Castellucci ha spiegato che non ci sono rischi connessi alla fusione, che Atlantia non ha ragione di cambiare la politica dei dividendi e che in caso di partecipazione a gare per gli scali in Sudamerica non saranno investiti più di 100-200 milioni all'anno; a questo proposito il manager si attende che Changi, già partner di Gemina, - a prescindere che decida di restare azionista della nuova holding o meno- diventi anche partner industriale di Atlantia. Inoltre è arrivato l'upgrade del rating di Adr da parte di Moody's, che ha promosso la società di due notches, da Ba2 a Baa3. «Il ritorno ad un rating investment grade da parte di Adr – ha detto Carlo Bertazzo, ad di Gemina - è il frutto della credibilità del nuovo contratto di programma e del piano degli investimenti. La fusione Gemina-Atlantia permetterà inoltre di superare la complessità realizzativa del piano degli investimenti e di finanziare i fabbisogni sui mercati dei capitali internazionali». L'assemblea di Atlantia, il 15 maggio, dovrà anche rinnovare il cda: Castellucci sarà confermato ad, Fabio Cerchiai presidente. Bertazzo entrerà come consigliere, mentre saranno sostituiti i consiglieri della Fondazione Crt (Piaggio e Fassone). Contatti sarebbero stati presi con Pierluigi Celli, dg della Luiss.
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