Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 13 marzo 2013 alle ore 07:56.

My24

Enel paga un dazio pesantissimo per la stretta imposta dal governo spagnolo («misure eccessive e discriminatorie», ammette l'ad Fulvio Conti in conferenza stampa) con la svalutazione, per 2,5 miliardi di euro, della controllata iberica Endesa per la quale non è in programma alcun delisting. Un sacrificio necessario - e per ora «sufficiente», a detta dell'ad - che spinge l'utile netto del 2012 giù del 79%, a 865 milioni a fronte dei 4,1 miliardi di euro del 2011, mentre l'utile ordinario scende del 14,9%, a 3,45 miliardi. L'Ebitda si contrae invece del 4,9%, a 16,7 miliardi rispetto ai 17,6 miliardi del 2011. E, anche se l'indebitamento, come promesso, viene riportato sotto la soglia dei 43 miliardi di euro (in calo del 3,8%), Enel si prepara a una lunga e complessa traversata per tornare a vedere la luce entro l'arco di piano, a partire dal 2017.

Conti: piano solido come una roccia, presto fumata bianca dei mercati
Il numero uno del colosso energetico non si nasconde le difficoltà. Rassicura sui risultati «in linea - dice - con gli obiettivi di mercato sia in termini di margine operativo lordo sia in termini di indebitamento finanziario netto», ma riconosce la via impervia nei mercati maturi e di riferimento (Spagna e Italia) e soprattutto ammette che per i prossimi cinque anni la società dovrà fare altri sacrifici «accelerando le azioni di riduzione dei costi e di incremento delle efficienze nell'ambito dell'intero gruppo nonché di semplificazione della struttura societaria, con una costante attenzione alla riduzione dell'indebitamento, nonché al conseguimento della nostra attuale categoria di rating». Poi, presentando il piano, prova a spandere fiducia. «C'è un'analogia - spiega Conti - tra noi e quello che sta succedendo oltre Tevere. Oggi dal camino dei mercati potrebbe sembrare uscire una fumata nera, ma il nostro piano è solido come una roccia e presto dal camino uscirà una fumata bianca».

andamento titoli

Cessioni per 6 miliardi da completare entro il 2014
Il futuro comunque è complicato. E la società ha pronta una cura da cavallo per proteggere, usando ancora le parole di Conti, «i margini e i flussi di cassa nei mercati maturi», che sono poi la gran parte del business della società. Dunque, da qui al 2017, Enel vuole riportare l'esposizione finanziaria tra i 36 e i 37 miliardi nel 2017 rispetto ai 42 con cui conta di chiudere l'anno (erano 42,9 a fine 2012). Lo farà, come detto, riducendo nettamente i costi - «ma non ammortizzo nessuno, non daremo nessuna forma di ammortizzatori sociali», rassicura Conti in conferenza stampa- e selezionando gli investimenti, ma soprattutto mettendo in campo altri 5 miliardi di euro di bond e portando avanti un piano di cessioni per 6 miliardi di euro (uno di residuo del vecchio piano da 10 miliardi), da completare entro il 2014, chiarisce l'ad davanti alla comunità finanziaria e che riguarderà, precisa sempre Conti, «asset non consolidati al nostro interno o che offrono opportunità di monetizzazione immediata». Senza contare poi tutte le azioni necessarie per la riorganizzazione del gruppo - la parola d'ordine è semplificazione societaria, come sta avvenendo in Sudamerica con il riassetto della cilena Enersis - anche con eventuali operazioni di minorities buy-out.

I vertici del gruppo: in Spagna «misure eccessive e discriminatorie»
Tutto ciò che serve dunque per ridurre il debito e per far ripartire la crescita tra qualche anno. A breve e medio termine, infatti, le prospettive non sono affatto rosee. Non a caso, nel piano 2013-2017 illustrato oggi, l'Ebitda e l'utile netto rimarranno fiacchi almeno fino al 2015 e la ripartenza ci sarà solo a fine piano. Per il margine operativo lordo, infatti, le previsioni sono chiarissime: 16 miliardi di euro nel 2013 e ancora nel 2015, per salire tra 17 e 18 miliardi nel 2017. Analogo andamento anche per l'utile netto che partirà dai 3 miliardi del 2013, per salire leggermente nei due anni successivi (a 3,3 nel 2015) e crescere in modo più evidente solo nel 2017, quando l'asticella è fissata tra i 4 e i 5 miliardi. Da qui alla fine del piano, poi, come sottolineato, il debito dovrà essere ridotto con determinazione. Nella speranza che il cielo volga al sereno in Italia e in Spagna, dove la società, dicono all'unisono Conti e l'ad di Endesa Andrea Brentan, deve scontare «misure eccessive e discriminatorie» che, solo nel 2013, impatteranno per 1,3 miliardi di euro sui conti della controllata.

Taglio dei bonus per l'ad e il top management. Dividendo immutato nel 2013
Il cammino non sarà facile, quindi. Al punto che anche i vertici faranno sacrifici. «Rinuncio a tutta la componente variabile come ad e al 30% di quella che mi spetta in quanto direttore generale», e lo stesso farà la prima linea del gruppo («i miei colleghi rinunciano al 30% della componente variabile e i manager al 20%»), annuncia Conti davanti ai giornalisti. Stretta, quindi, per tutti. Anche per non modificare la politica di dividendi (pay-out confermato al 40% dell'utile netto ordinario lungo tutto l'arco di piano) e non mutare il piano di investimenti che sarà in crescita per i mercati dell'Est Europa e dell'America Latina e sarà supportato grazie a un cash-flow da attività operative per 59 miliardi di euro da qui al 2017. In questo modo Enel potrà investire «per circa 27 miliardi di euro, rimborsare oneri finanziari per circa 12,5 miliardi di euro e distribuire dividendi per circa 11 miliardi di euro».

Commenta la notizia

Listino azionario italia

301 Moved Permanently

Moved Permanently

The document has moved here.

Principali Indici

301 Moved Permanently

Moved Permanently

The document has moved here.

301 Moved Permanently

Moved Permanently

The document has moved here.

Shopping24

Dai nostri archivi