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Questo articolo è stato pubblicato il 15 marzo 2013 alle ore 10:52.
Con una decisione audace e sofferta, il primo ministro giapponese Shinzo Abe ha annunciato che il Giappone vuole entrare nei negoziati della Trans-Pacific Strategic Economic Partnership (Tpp) per un accordo di libero scambio con gli Usa e altri 10 Paesi (Canada, Messico, Australia, Nuova Zelanda, Cile, Perù, Vietnam, Malaysia, Brunei e Singapore) che coprirà oltre il 40% del commercio mondiale.
Venendo incontro alle pressanti richieste degli ambienti industriali, Abe ha rotto i lunghi indugi del Paese in proposito, accantonando l'opposizione della lobby agricola che pure rappresenta una delle tradizionali basi di consenso elettorale del Partito Liberaldemocratico da lui guidato: l'audacia dell'annuncio sta anche nel fatto che a luglio si tengono le elezioni per il rinnovo di metà della Camera Alta, dove oggi è l'opposizione ad avere la maggioranza.
Dopo aver promosso una più aggressiva politica monetaria e fiscale, Abe mostra quindi di voler avanzare anche sul fronte delle riforme economiche (di cui la Tpp dovrebbe essere un catalizzatore), che dovranno rappresentare il terzo pilastro dell' "Abeconomia". Le attese per le nuove politiche economiche continuano a spingere la Borsa: oggi l'indice Nikkei è salito di un altro 1,5% superando la soglia dei 12.500 punti (+21% da inizio anno) sull'onda dell'approvazione parlamentare definitiva di Haruhiko Kuroda come nuovo Governatore della Banca del Giappone. Confermati anche i due vicegovernatori proposti dall'esecutivo.
La decisione è stata facilitata dall'esito del recente vertici di Abe con Obama a Washington: dal presidente Usa il premier nipponico ha ottenuto che Tokyo non dovesse impegnarsi preliminarmente sulla volontà di eliminare i dazi sul 100% dei prodotti e anzi è riuscito a farsi riconoscere una "sensitività speciale" in area agricola, in modo da poter esentare almeno il riso (su cui oggi i dazi giapponesi possono sfiorare l'800%). Il partito Liberaldemocratico, comunque, ha chiarito ad Abe che dovrà cercare esenzioni anche per altri prodotti e interrompere i negoziati se dovessero andare troppo oltre.
Le trattative multilaterali sono già al 16esimo round e, se avesse aspettato di più, Tokyo si sarebbe ritrovata a dover accettare quasi tutto quanto già concordato da altri. La procedura di adesione è ancora lunga e complessa, tanto che Tokyo dovrà saltare anche la tornata negoziale del prossimo giugno.
Sul piano politico-strategico, l'adesione allaTpp ha un significato particolare per il Giappone, in quanto profila un ampio blocco economico dal Sud-est asiatico alle Americhe che esclude la Cina, Paese potenzialmente minaccioso con il quale i rapporti si sono fortemente deteriorati a causa del contenzioso territoriale sulle isole Senkaku. A chiudere il cerchio nell'assecondare i desiderata della lobby industriale, nella settimana di Pasqua è atteso l'avvio ufficiale, nel corso di un summit bilaterale, delle trattative per una partnership economica con l'Unione Europea, alle quali i costruttori europei di auto si erano invano opposti con veemenza.
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