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Questo articolo è stato pubblicato il 18 marzo 2013 alle ore 10:13.
L'ultima modifica è del 18 marzo 2013 alle ore 12:29.

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Week end da paura a Nicosia e dintorni. La Banca centrale europea ha convinto il presidente cipriota Niki Anastasiades all'ipotesi del prelievo forzoso una tantum dai conti correnti: il 9,9% per i depositi oltre 100mila euro e il 6,75% sugli importi inferiori. Condizione necessaria per ottenere un finanziamento/salvataggio da 10 miliardi in soccorso alle banche difficoltà. Ma le percentuali ballano. Secondo il Wall Street Journal, invece si starebbero studiando tre scaglioni: 3% su depositi fino a 100mila euro, 10% tra i 100 e i 500mila euro e 15% su depositi superiori a 500mila euro. Mentre un'altra fonte vicina ai negoziati (tutt'ora in corso) ha detto che Nicosia spera di abbassare l'imposta al 3% per i conti bancari sotto i 100mila euro e alzarla al 12,5% per gli altri (il Parlamento cipriota ha intanto rinviato a domani la discussione sul voto della riforma).

In ogni caso l'ipotesi del prelievo si rafforza di ora in ora. Ciò significa che chi ha un risparmio di 50mila euro potrebbe vedersi decurtati 1.500 euro. Che diventano 10.00mila per chi ne ha 100mila e 75mila su un deposito di 500mila euro.

Non si tratterebbe però di un prelievo unidirezionale (come quello applicato da Amato nel 1992 in Italia) ma di uno switch verso azioni della banca presso cui si ha il conto corrente. Quindi tenicamente si tratta di un obbligo per i correntisti ad acquistare azioni delle banche cipriote con i propri risparmi. Risparmi che sono pari all'850% del Pil (oltre 7 volte il prodotto interno lordo).

La misura - che intaccherebbe tutti i correntisti e i risparmi di cui si calcola che circa il 50% è in mano a stranieri, in particolare russi, che utilizzano Cipro come "paradiso fiscale" - dovrà però essere approvata da tutti e 17 i Parlamenti dell'Eurozona. Mentre il Parlamento cipriota ha rinviato a domai il voto sul prelievo fiscale una tantum su conti bancari, compreso nell'accordo per il bailout da 10 miliardi di euro concordato a Bruxelles.

Con questa scelta l'Eurozona ha rotto un tabù. Gli altri quattro salvataggi operati a partire dal 2009 (Grecia, Irlanda, Portogallo e Spagna) non avevano mai contemplato una tosatura diretta dei risparmi. Per quanto Cipro conti solo per lo 0,2% del Pil dell'Eurozona e il salvataggio (10 miliardi) è oltre quattro volte inferiore al contributo che l'Italia ha dato nell'ultimo anno al Fondo salva-Stati (43 miliardi) va considerato che la decisione potrebbe avere un impatto emotivo negativo anche tra i correntisti di altri Paesi a rischio dell'area euro perché creerebbe un precedente pericoloso. Lo ha confermato questa mattina anche Morgan Stanley secondo cui si rischia adesso un effetto contagio.

Su questo punto è stato interpellato questa mattina il presidente della Consob, Giuseppe Vegas. «Cipro è una realtà molto piccola e i mercati sono nervosi. E' una realtà limitata e molto particolare ed à profondamente diversa dalla nostra. Non drammatizzerei».
A chi gli ha chiesto e se un accordo del genere potrebbe essere applicato anche all'Italia, Vegas risponde: «Non credo proprio».

twitter.com/vitolops

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