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Questo articolo è stato pubblicato il 23 marzo 2013 alle ore 08:21.
LONDRA
Poche ore dopo avere concluso la grande intesa con Rosneft, Bp ha mantenuto la promessa fatta agli azionisti: la compagnia petrolifera britannica ha annunciato un buyback da 8 miliardi di dollari, utilizzando per questo «gesto di ringraziamento» due terzi dei fondi incassati dalla vendita della quota della joint venture russa Tnk-Bp. Il riacquisto di azioni proprie, ha fatto sapere Bp, è di un valore equivalente all'investimento originale che il gruppo aveva fatto in Russia nel 2003 ed è mirato a far aumentare il prezzo delle azioni rimanenti.
Nell'ottobre scorso, quando Bp aveva annunciato l'intenzione di vendere a Rosneft la quota di Tnk-Bp, terzo produttore di petrolio russo, il chief executive Bob Dudley si era impegnato ad evitare l'erosione del valore delle azioni e aveva promesso che gli azionisti avrebbero condiviso i benefici dell'affare. Un buyback era quindi atteso dai mercati, ma la cifra è superiore alle aspettative degli analisti. «È una buona notizia che abbiano deciso di restituire tra 2 e 2,5 miliardi di dollari in più rispetto al previsto», ha commentato Jason Kenney, analista di Santander. Il buyback, il primo dal 2008 per Bp, sarà completato entro 12-18 mesi, secondo Dudley. Bp ha incassato 12,5 miliardi di dollari dalla vendita della quota di Tnk-Bp; i restanti 4,5 miliardi verranno utilizzati per ridurre ulteriormente il debito del gruppo.
L'accordo di Bp con Rosneft vale 55 miliardi di dollari e per dimensioni è il maggiore affare della storia in Russia. In cambio della cessione della quota del 50% di Tnk-Bp, una joint venture che è stata redditizia ma irta di problemi per Bp, la compagnia britannica ha ricevuto non solo 12,5 miliardi di dollari ma anche una quota del 19,75% nel colosso di Stato russo, diventando il maggiore azionista privato di Rosneft. Mosca, che aveva il 75%, ora ha una quota del 69,5 per cento.
Grazie all'operazione – completata giovedì in anticipo rispetto alla scadenza annunciata del secondo trimestre – il gruppo russo diventa il numero uno del petrolio al mondo tra le società quotate, superando ExxonMobil e Petrochina, con un impero che va dall'Artico al Venezuela e una produzione prevista di oltre 4,3 milioni di barili di greggio al giorno, pari al 5% dell'intera produzione mondiale e al 40% di quella russa.
«L'industria petrolifera russa ha un enorme potenziale, sia onshore che offshore – ha detto Dudley, che è anche entrato a far parte del consiglio di amministrazione di Rosneft – Questo è l'inizio di un'alleanza molto duratura». Bp e Rosneft hanno annunciato progetti di esplorazione congiunti nell'Artico, dove il gruppo russo ha anche intese con Eni e la norvegese Statoil. Grazie all'intesa con Rosneft, Bp spera di voltare pagina lasciandosi alle spalle il disastro ambientale del 2010 nel Golfo del Messico, i risarcimenti miliardari e le cause che continuano tuttora nei tribunali americani.
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