Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 04 aprile 2013 alle ore 06:43.

My24


Dopo l'alluminio, ora anche il carbone termico si sta trasformando in un incubo per le minerarie. I motivi sono molto simili: di entrambe le materie prime, un tempo redditizie, si è sviluppata un'offerta sovrabbondante sul mercato, che sta deprimendo i prezzi a livelli insostenibili per un numero crescente di produttori. Nel caso del combustibile i prezzi sono ai minimi da tre anni in Europa (sotto 80 dollari per tonnellata Des Ara questa settimana) e lo erano fino a poco tempo fa anche sui mercati asiatici. E le prospettive stanno addirittura peggiorando: le trattative per il rinnovo dei contratti di fornitura annuali in Asia, che condizionano direttamente o indirettamente il prezzo di un terzo del carbone scambiato al mondo, si stanno rivelando difficilissime e rischiano di sfociare in un accordo su valori inferiori del 30% rispetto all'anno scorso e insufficienti, in molte miniere, a coprire i costi di estrazione.
Le difficoltà – provocate in parte dal boom di esportazioni dagli Usa, dove il gas a prezzi stracciati ha spiazzato il carbone – stanno già pesando sui bilanci di molti produttori e la tentazione di liberarsi di asset sempre meno redditizi comincia a farsi strada. Secondo il Wall Street Journal in prima fila c'è Rio Tinto: il gruppo australiano, che già fatica ad affrancarsi dall'alluminio, un fardello pesantissimo, eredità dell'incauto acquisto di Alcan nel 2007, starebbe adesso cercando di ridimensionare anche le attività nel carbone.
Dopo la svalutazione dei depositi rilevati in Mozambico, scrive il giornale statunitense, Rio si è rivolta a Deutsche Bank per organizzare la vendita del 29% di Coal & Allied, società che controlla diverse miniere nello Stato australiano del New South Wales e che aveva comprato nel 2011 per 11 miliardi di $ insieme alla giapponese Mitsubishi Corp. (quest'ultima possiede il 20%, mentre il resto appartiene a Rio Tinto). In vendita ci sarebbero anche i depositi carboniferi di Clermont e Blair Athol, nel Queensland, del valore stimato di un miliardo.
Il nuovo ceo della mineraria, Sam Walsh, insediatosi tre mesi fa, ha messo al primo posto l'impegno a razionalizzare le attività del gruppo, massimizzando il ritorno per gli azionisti. Entro il prossimo anno Rio punta a tagliare i costi di 5 miliardi di $, obiettivo che potrebbe raggiungere agevolmente attraverso la vendita di asset. Come per l'alluminio, tuttavia, anche per il carbone potrebbe non essere facile trovare compratori.
La preoccupazione nel settore sta crescendo. Xstrata, che conduce le trattative per conto delle minerarie, e Tohoku Electric Power, che guida le utilities giapponesi, non hanno ancora raggiunto un accordo per le forniture di carbone di quest'anno fiscale, che è iniziato il 1° aprile. Secondo indiscrezioni filtrate sui media, è in corso un durissimo braccio di ferro tra le parti: i giapponesi, sotto pressione per la volontà del Governo di contenere il costo dell'elettricità, insistono per ottenere un prezzo di 94 $/tonn, vicino agli attuali valori sul mercato spot asiatico, e Xstrata che non vuole scendere sotto 102 $: un prezzo che sarebbe comunque inferiore ai 115,20 $ del 2012-13 (oltre che molto più basso del record di 129,85 $ del 2011-12), ma che non comprometterebbe eccessivamente la redditività. Gli analisti stimano che in Australia, dove c'è stato un forte aumento dei costi di estrazione abbinato ad un eccessivo rafforzamento della valuta locale, un quarto delle miniere di carbone operi in perdita con il carbone sotto 100 $/tonn.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Listino azionario italia

301 Moved Permanently

Moved Permanently

The document has moved here.

Principali Indici

301 Moved Permanently

Moved Permanently

The document has moved here.

301 Moved Permanently

Moved Permanently

The document has moved here.

Shopping24

Dai nostri archivi