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Questo articolo è stato pubblicato il 06 aprile 2013 alle ore 08:19.

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Gucci punta sulla territorialità e a sorpresa presenta un'offerta irrevocabile per l'acquisto di Richard Ginori 1735. Il Tribunale di Firenze, che ha in carico la procedura di fallimento della storica manifattura di porcellane, ha aperto così una seconda asta, dopo che la prima era andata deserta, per verificare se qualcuno, entro il prossimo 22 aprile, è pronto a rilanciare sul prezzo. Gucci ha messo sul piatto 13 milioni di euro e si è anche resa disponibile a impiegare sin da subito 230 dei 302 dipendenti del gruppo.
Lo ha fatto sulla base di un piano industriale che punta a rilanciare il brand partendo dalla produzione di articoli per il tableware, in altre parole servizi da tavola di lusso. La decisione di presentare l'offerta sarebbe maturata con l'unico intento di mantenere viva «l'eccellenza del Made in Italy nel mondo», potenzialmente valorizzandola. Un target che, per forza di cose, impone al progetto di Gucci per Richard Ginori un orizzonte temporale di lungo periodo e da realizzare facendo leva sulle competenze, il know-how e le sinergie esistenti tra i due marchi.
In particolare, stando a quanto è possibile leggere nel documento d'offerta, la società che fa capo alla holding francese Ppr punta da un lato a creare le condizioni perché Richard Ginori «sviluppi prodotti e produzione di articoli per il settore tableware» e, dall'altro, intende contribuire «con le risorse e il supporto necessari a rendere le attività dell'azienda sostenibile in un'ottica di medio-lungo periodo».
In ragione di ciò «l'orientamento della produzione comporterà una crescente rilevanza di innovazione, ricerca e design». Complice anche il fatto che è prevista «un'estensione della gamma di prodotto» che – è l'intenzione dichiarata – «potrà contribuire a sviluppare e diversificare significativamente i canali di distribuzione e i volumi di vendita di Richard Ginori». Considerato l'obiettivo strategico Gucci intende «investire sostanziali risorse in un programma industriale; sostenere Richard Ginori nei suoi processi di innovazione e per la ricerca e sviluppo; e sostenere i valori del Made in Italy attraverso la valorizzazione, formazione e mantenimento delle risorse umane qualificate in Italia».
Richard Ginori è un brand certamente lontano dalla tradizione Gucci, che mai, se non in casi eccezionali, si è occupata di "accessori per la casa". La discesa in campo del marchio del lusso si può, dunque, allo stato attuale spiegare solo con la volontà, mista ad ambizione, di salvaguardare un pezzo di artigianalità storica del paese. Che, tra i pregi, ha anche quello di avere radici comuni con quelle dell'offerente. Da capire, a questo punto, se l'operazione, ammesso che vada in porto, si possa trasformare in una vera e propria opportunità di diversificazione per Gucci o se i destini delle due aziende resteranno separati senza possibilità di sfruttare appieno le potenziali sinergie. Molto probabilmente il quadro si chiarirà in sede di aggiudicazione dell'asta.
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