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Questo articolo è stato pubblicato il 11 aprile 2013 alle ore 06:43.
di Marigia Mangano
Il gruppo Hutchinson Whampoa è interessato a un'integrazione con Telecom Italia, conferendo 3 Italia, ma a patto di diventare l'azionista di riferimento. Il progetto, ancora tutto da verificare, prevede che il gruppo che fa capo a Li Ka Shing arrivi a detenere una quota di maggioranza relativa non superiore al 29,9% di Telecom Italia, per evitare l'Opa. Per questo, al conferimento di 3 Italia, il progetto contempla l'acquisto delle quote Telco. Non tutte però. La versione trapelata negli ambienti finanziari riferisce di un'offerta rivolta solo ai soci italiani di Telco. Sulla carta, però, tale procedura deve fare i conti con il patto parasociale Telco. Già, perchè tecnicamente l'offerta cinese deve essere rivolta a Telco nella sua interezza, dato che statuto e regole vigenti mettono per iscritto clausole di co-vendita e prelazioni. Anzi. Telefonica, esclusa almeno sulla carta dal piano del colosso asiatico, è il socio Telco che ha più opzioni da sfruttare, perché può decidere di vendere autonomamente i titoli Telco ai cinesi, sempre dopo averli offerti in prelazione ai soci italiani, oppure può bloccare l'ipotetica cessione delle quote da parte di Mediobanca Generali e Intesa-Sanpaolo al colosso asiatico facendo scattare il cosiddetto «diritto di opzione».
Vediamo come. Posto che la cessione di azioni rientra in quelle materie rilevanti che prevedono maggioranze qualificate di Telco e in caso di stallo fanno scattare il diritto a chiedere la scissione proporzionale della stessa Telco, al punto 8.4 del patto è stabilito che se uno o più azionisti Telco decidessero di trasferire almeno il 30% della società (per esempio solo le Generali) a un terzo e nessuno esercitasse il diritto di prelazione, scatterebbe automaticamente il diritto di co-vendita. Anche per Telefonica. Proprio il gruppo spagnolo, peraltro, stando agli accordi, potrebbe autonomamente decidere di trasferire ai cinesi la propria quota rappresentata da azioni di categoria B, questo dopo averle offerte in prelazione ai soci italiani. Lo stabilisce, in questo caso, l'articolo 8.2 dell'accordo. Dunque, ipotizzando un forte dissenso del fronte Mediobanca-Generali-Intesa, Telefonica avrà comunque mano libera nel valutare le proprie mosse. E magari trovare un accordo con Hutchinson Whampoa che possa mettere la parola fine a un'avventura, quella in Telecom Italia, che è costata carissima agli spagnoli: hanno comprato a 2,8 euro contro un'offerta che si ferma a 1,2, pur sempre il doppio delle quotazioni di Borsa (0,59).
Anche nello scenario diametralmente opposto, ovvero in presenza di un'apertura dei soci italiani all'offerta cinese, gli spagnoli hanno un diritto d'opzione per rilevare le quote Telco messe in vendita. Il gruppo presieduto da Cesar Alierta però, tramite un portavoce, si è affrettato a precisare che quello in Telecom non è un investimento finanziario, bensì industriale e di lungo termine. Insomma, nessuna intenzione di mettere il cartello "in vendita" sulla quota Telco. Si vedrà.
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