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Questo articolo è stato pubblicato il 13 aprile 2013 alle ore 08:20.

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La Borsa rivaluta il titolo Telecom (+3,76% ieri a 0,6355 euro). Non tanto perchè creda davvero vada in porto l'operazione con Hutchinson Whampoa, quanto perchè comunque si stanno muovendo le acque, anche sotto il profilo dell'azionariato, e Telecom ha messo in pista lo scorporo della rete che potrebbe far emergere il valore dell'asset.
Dei report usciti ieri dagli analisti, la maggior parte ritiene poco probabile il deal con H3G per i numerosi ostacoli. Bernstein ne elenca quattro: l'elevato prezzo di carico di Telco (1,2 euro), le condizioni Antitrust per sdoganare l'unione tra il 1° e il 4° operatore mobile italiano, l'interesse di Telefonica a non cedere il passo a un concorrente (il gruppo cinese condiziona l'operazione all'obiettivo di diventare il nuovo socio di riferimento), la mancanza di un Governo con pieni poteri. Cheuvreux resta scettica sulla realizzabilità dell'integrazione, anche se il consolidamento apporterebbe benefici al settore, citando tra le difficoltà anche la distanza tra i multipli di Telecom – meno di 4 volte l'Ev/Ebitda – e quelli di 3 Italia, che a 2 miliardi di valutazione, sarebbero superiori a 7. Ubs non ritiene neppure che l'operazione sarebbe in grado di creare valore nell'immediato, in quanto nei primi due anni il cash flow di Telecom, secondo le stime della banca elvetica, peggiorerebbe perchè 3 brucia cassa (300 milioni) e per i presumibili costi di ristrutturazione (ipotizzati dell'ordine di mezzo miliardo). Sugli ostacoli politici e antitrust cauta anche Intermonte, sebbene riconosca la valenza industriale dell'ipotesi, con sinergie però più sul versante delle spese operative e degli investimenti che su quello dei ricavi. «Improbabile» il deal per Nomura, che non esclude invece una ricapitalizzazione di Telecom per rinfrancare il profilo patrimoniale. Convinta del potenziale delle due opzioni – 3 e scorporo rete – è al contrario Deutsche Bank che stima per Telecom un aumento dell'utile per azione del 9% a partire dal secondo anno post-integrazione e un miglioramento del rapporto debito netto/Ebitda da 2,32 a 2,17 sul proforma 2013.
Per i piccoli azionisti Asati, la soluzione migliore sarebbe l'ingresso di Cdp direttamente in Telecom mentre l'ipotesi H3G ha il solo merito di riaccendere il dibattito sulla situazione del gruppo, sollecitando un chiarimento sull'azionariato, ma, senza Opa, è solo una «provocazione».

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