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Questo articolo è stato pubblicato il 15 aprile 2013 alle ore 13:11.

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Chiusura in pesantissimo ribasso per il prezzo dell'oro. Al mercato dei futures di Chicago, il Comex, il prezzo del metallo prezioso è sceso in un solo giorno del 9,3% a quota 1361 dollari. Si tratta della peggiore flessione in una sola seduta dal febbraio 1983. In termini assoluti, il prezzo è sceso di ben 140 dollari rispetto alla chiusura di venerdì, giornata in cui il metallo prezioso aveva già perso 60 dollari o circa il 4% del proprio valore.

Il crollo sta già sortendo i primi effetti, mettendo in crisi alcuni hedge funds, come quello del guru John Paulson, che, a causa della flessione delle quotazioni dell'oro, avrebbe già dilapidato una ricchezza personale di 300 milioni di dollari.

Ma perché la quotazione dell'oro, che a inizio anno valeva 1.600 dollari e che la settimana scorsa viaggiava a 1.550, ha perso in pochi giorni oltre 150 dollari e ormai viaggia lontanissimo dal picco storico di 1.921 dollari toccato il 6 settembre 2011?. Numeri da mal di testa, tanto che per il finanziere George Soros è finita l'era in cui l'oro può essere considerato un bene rifugio.

Secondo gli operatori le cause sono molteplici. Per alcuni sono legate agli annunci delle banche centrali che vendono le riserve, e alle aspettative di una riduzione dei loro stimoli. Secondo altri esperti alla nuova ondata di vendite ha dato "una mano" il calo del Pil cinese, cresciuto nel primo trimestre del 2012 del 7,7%, contro l'8% atteso.

E poi c'è il quadro tecnico, spiegano gli analisti di Ig: «La rottura del supporto a 1.525 dollari, ha aperto lo spazio per un'accelerazione sino ai 1.430 dollari. Probabilmente il forte e repentino calo ha innescato un movimento a catena che poi non si è arrestato a quel livello. Il livello ora da monitorare rimane a 1.380, minimo da marzo 2011, al di sotto del quale si avrebbe un altro allungo in direzione 1.300 dollari. Positività, improbabile nel breve, si avrebbe solo al di sopra dei 1.500 dollari».

Alla violenta discesa potrebbe anche aver contribuito il "consiglio" di Goldman Sachs agli investitori di vendere l'oro, dopo che ha messo a segno il rally più lungo negli ultimi 90 anni. Secondo la Banca d'affari l'oro - complice prospettive calanti dell'inflazione e di rivalutazione del dollaro (nel caso la Fed stoppasse i piani di allentamento monetario) - è direzionato verso quota 1.270 dollari entro il 2014.

Altri guardano alle vendite da parte degli Etf (Exchange traded fund) specializzati nel settore e dei maggiori hedge fund, sui timori per la ripresa americana e dopo la notizia che Cipro potrebbe vendere un pezzo delle riserve d'oro per finanziare parte del suo pacchetto di salvataggio. Da rilevare, infatti, la cessione di 400 milioni di euro di oro detenuto nelle casseforti della Banca centrale cipriota per far fronte alle necessita del Paese. Alcuni notano che se la Commissione europea sta spingendo in questa direzione, potrebbe chiedere lo stesso ad altri Paesi in crisi, come l'Italia, che di lingotti ne possiede ben di più. L'interpretazione tuttavia appare poco probabile.

Ma chi ha più oro? Secondo l'ultima classifica sulle riserve di oro del World Official Gold (aggiornata ad aprile 2013) gli Stati Uniti sono al primo posto con riserve pari a 8.133,5 tonnellate. Seguono la Germania (3.391) e il Fondo monetario internazionale (2.814). Subito dietro c'è l'Italia (2.451,8) che precede di poco la Francia (2.435,4). Nettamente staccata la Cina (1.054,1) che precede la Svizzera (1.040,1).

«Tutti temi questi però che non sono in grado di giustificare un simile tonfo - concludono gli analisti di Ig -. In realtà stanno circolando dei rumors in questo momento secondo cui qualche operatore, banca probabilmente, sta cedendo oro in misura massiccia, circa 6 miliardi di dollari di controvalore».

twitter.com/vitolops

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