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Questo articolo è stato pubblicato il 16 aprile 2013 alle ore 14:19.

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Goldman Sachs ha chiuso il trimestre con profitti miliardari, ma l'andamento delle attività di trading ha sollevato perplessità e i suoi vertici hanno adottato toni prudenti nel descrivere le prospettive del business. Abbastanza da generare incertezza sulla performance della banca, impensierita dalle incognite che gravano sull'economia globale e dalle riforme in corso nel settore bancario: questa miscela ha tenuto sotto pressione il titolo, che nel pomeriggio ha ceduto il 2 per cento.

Goldman ha riportato utili in rialzo del 7,2% a 2,26 miliardi di dollari tra gennaio e marzo. Le entrate nette sono a loro volta lievitate dell'1,4% a 10,09 miliardi. Entrambe le cifre hanno superato i pronostici degli analisti, con 4,29 dollari di utili per azione contro i 3,88 dollari attesi e con revenue superiori ai 9,72 miliardi ipotizzati.

L'investment banking, inoltre, ha brillato: le entrate trimestrali, grazie soprattutto alla sottoscrizione titoli, sono salite del 36% a 1,57 miliardi di dollari. Una cifra che ha eclissato per la prima volta in cinque anni la rivale JP Morgan, che ha riportato 1,43 miliardi. Anche le entrate di Goldman da gestione di asset sono lievitate, del 12% a 1,32 miliardi.

Il trading azionario e nel reddito fisso, uno dei grandi e tradizionali motori della performance della banca, ha pero' deluso. Le entrate sono scivolate del 12% a 5,22 miliardi. Questo declino e' stato superiore a quello sofferto da Citirgoup e da JP Morgan Chase, che pure hanno visto il trading sotto pressione per le tensioni sui mercati. Questo e' parso ad alcuni analisti un segnale delle particolari difficolta' che Goldman potrebbe incontrare nelle strategie di crescita in un clima di continue strette di regolamentazione volte a limitare le scommesse troppo aggressive e rischiose dei protagonisti della finanza.

Goldman, nello spiegare la sua prudenza, ha messo anzitutto sotto accusa le scosse generate dalla crisi di Cipro in Europa e dalle incongnite sul budget americano nel primo scorcio dell'anno. Il chief executive Lloyd Blankfein ha sostenuto che "il potenziale di instabilita' macroeconomica si e' fatto sentire e ha limitato l'attivita' sia di aziende che di investitori".

Altra importante trimestrale quella di Coca-Cola, che ha visto calare del 15% l'utile del primo trimestre a causa dell'aumento di costi di ristrutturazione, del rialzo dei prezzi dei materiali grezzi, del calo della domanda di bibite negli Stati Uniti e dall'incertezza economica in Europa e in Cina. Tuttavia il risultato ha rispettato le previsioni degli analisti, grazie all'aumento dei volumi in Sudamerica.

Il colosso americano delle bibite ha registrato profitti per 1,75 miliardi di dollari, 39 centesimi per azione, in calo dai 2,05 miliardi, 45 centesimi per azione, dello stesso periodo dell'anno scorso. Escludendo le voci straordinarie, l'utile si é attestato a 46 centesimi per azione.

Il fatturato è calato dello 0,9% a 11,04 miliardi di dollari, mentre gli analisti attendevano un utile di 45 centesimi per azione su un giro d'affari di 10,94 miliardi di dollari. Il margine lordo é calato dal 61 al 60,8%.

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