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Questo articolo è stato pubblicato il 21 aprile 2013 alle ore 08:17.

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BERGAMO. Dal nostro inviato
È stata un'assemblea "vera", da banca popolare, quella che ieri, alla Fiera di Bergamo, ha eletto il nuovo consiglio di sorveglianza di Ubi. Intorno alle 22,30, quando il Sole è andato in stampa, lo spoglio delle schede non era ancora terminato, ma il risultato con ogni probabilità non sarà "bulgaro" come quelli del passato e il confronto tra i soci è stato autentico, a tratti teso, facendo di quella di ieri una svolta nella giovane storia del gruppo, finora abituato ad assemblee più quiete e meno frequentate.
Anzitutto, i numeri. Ieri si sono trovati a Bergamo in 6mila, quattro volte i 1.700 che si erano radunati tre anni fa a Brescia all'ultimo appuntamento elettivo, e la lunga fila di pullman e auto ha bloccato il traffico intorno alle Fiera fino a metà mattinata. Poi il dibattito, acceso, degno della campagna elettorale che ha infiammato gli ultimi mesi: la proposta di un rinnovamento nella stabilità formulata dal capofila della lista presentata dalla Sorveglianza uscente, Andrea Moltrasio, e l'alternativa di un rinnovamento radicale lanciata da Andrea Resti, docente alla Bocconi e a capo della terza lista, a forte connotazione bergamasca. Sono stati loro, ieri, ad aprire il dibattito assembleare, dopo che Emilio Zanetti, presidente uscente del consiglio di gestione aveva introdotto i lavori con un lungo intervento, calorosamente applaudito dalla platea, in cui aveva invitato i soci a superare le «tensioni» e a «guardare avanti» per «svolgere tutti un'opera improntata alla più efficace collaborazione in un clima fattivo e coinvolgente».
Un clima reso incandescente verso metà mattinata dalla richiesta di un socio, Cesare Giardino, di aprire subito i seggi per iniziare le votazioni, senza attendere la fine degli 80 interventi prenotatati: l'istanza, messa ai voti dal presidente dell'assemblea, Giuseppe Calvi, prima ha raccolto un applauso spontaneo dalla sala, ma subito dopo si è scatenata la bagarre, con alcuni soci che si sono appropriati del microfono per denunciare un «attacco alla democrazia». A placare le acque, l'intervento di Giorgio Jannone, capofila della seconda lista, depositario del ricorso in tribunale contro le altre due e il critico più spietato dell'attuale gestione della banca: «Voterò per la lista di Andrea Resti, l'unica in grado di contrapporsi allo strapotere dell'attuale gestione. Per questo apra pure i seggi, signor presidente». Un colpo di scena, che ha colto impreparato per primo lo stesso Resti («Non me l'aspettavo», ha dichiarato a caldo) ma di fatto ha consentito all'assemblea di andare avanti senza altri fuori programma: da tre, i concorrenti reali sono rimasti così solo in due, e per altre tre ore tra soddisfatti e delusi i diversi soci hanno fatto cenno ai vari temi sul tavolo: il corso del titolo, precipitato sotto i 3 euro, la tormentata uscita di scena del direttore della Popolare di Bergamo, Giuseppe Masnaga, ma anche l'attività a sostegno delle imprese, con il presidente di Confindustria Lombardia, Alberto Barcella, che ha preso la parola per «esprimere la gratitudine per quanto avete fatto in questi anni» dal gruppo dirigente.
Dopo le repliche del ceo Victor Massiah alle questioni sollevate dai soci, l'approvazione – plebiscitaria – del bilancio 2012 e lo scrutinio delle schede per la nuova Sorveglianza. Un'operazione lunga e macchinosa, anche perché di mezzo c'erano 13mila schede cartacee, cento urne e una mini-commissione composta da quattro soli notai: con la decisione di Jannone di votare per la lista bergamasca, si profila una corsa a due tra Moltrasio e Resti, con il primo in vantaggio sul secondo. Nella Sorveglianza – cui spetta poi eleggere la gestione – entrano due liste: oltre ai vincitori, passano i secondi arrivati con cinque seggi (se superano il 30%), 3 (oltre il 15%) o uno solo (sotto il 15%).
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