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Questo articolo è stato pubblicato il 23 aprile 2013 alle ore 23:01.

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NEW YORK - Apple ha provato a sorprendere, più ancora che con una trimestrale migliore delle attese con un nuovo piano destinato a premiare gli investitori. L'azienda di iPhone e iPad, punita da bruschi cali in Borsa, ha aperto i suoi forzieri annunciando un programma da cento miliardi di dollari in contanti, più del doppio di quanto finora ipotizzato, per «restituire capitale ai soci» entro la fine del 2015.

Ma staccare un assegno cento miliardi non basta a risolvere le sfide strategiche davanti al gruppo. Il nervosismo è riapparso nel dopo mercato: a un'iniziale guadagno del 5% nelle quotazioni, ha fatto seguito una retromarcia che ha laciao il titolo in calo dello 0,21 per cento. Il malcontento è serpeggiato in presenza di un outlook opaco, con fatturato e margini di profitti sotto pressione, delineato dai vertici aziendali nella conference call con gli analisti successiva al bilancio.

Il gruppo di Cupertino ha annunciato, in dettaglio, un aumento del dividendo trimestrale del 15%, che stando alle stime della società porterà le cedole a 11 miliardi l'anno. E ha sollevato il sipario su un colossale piano di riacquisto di azioni, che salirà da 10 a 60 miliardi (da solo il doppio del valore di mercato di Yahoo). Il "tesoro" in contanti accumulato grazie a anni di super-profitti e al quale darà fondo per finanziare cedole e buyback è cresciuto nel trimestre di otto miliardi a 145 miliardi. L'azienda ha aggiunto che non disdegnera' un ricorso all'indebitamento, facilitato dal rating di AA+ assegnatole da Standard & Poor's e di Aa1 datole da Moody's (entrambi solo un gradino sotto il voto massimo). «Siamo fortunati a potercelo permettere», ha fatto sapere l'amministratore delegato Tim Cook.

Apple ha anche battuto, seppur di poco, le attese di bilancio nel suo secondo trimestre fiscale: ha riportato utili in declino del 18% a 9,55 miliardi di dollari, la prima flessione in dieci anni, ma il fatturato è cresciuto dell'11% a 43,6 miliardi. Gli analisti avevano previsto profitti per 9,5 miliardi accompagnati da un giro d'affari in rialzo d'un più modesto 8%, la percentuale piu' bassa dal 2009, a 42,3 miliardi.

Sotto il profilo dei prodotti, l'azienda nei tre mesi scorsi ha venduto 37,4 milioni di iPhone, in aumento del 6,6%, e 19,5 milioni di iPad, cresciuti del 65 per cento. I margini lordi di profitto, seppur alti in termini assoluti (quelli della rivale Samsung sono del 18%), si sono tuttavia indeboliti scendendo al 37,5% da 47,4 per cento. Non solo: nel trimestre in corso le entrate appaiono destinate a deludere, fermandosi tra i 33,5 e i 35,5 miliardi contro gli oltre 38 miliardi auspicati da Wall Street. E i margini di profitto dovrebbero continuare a restare inchiodati tra il 36 e il 37 per cento.

La pressione del mercato su Apple, un tempo parsa invincibile, è aumentata spasmodicamente negli ultimi mesi: il titolo ha ceduto circa il 40% dai massimi di settembre, bruciando 285 miliardi di capitalizzazione, più dell'intero valore di Borsa della rivale Google. Alla vigilia dei conti si erano persino diffuse voci che vedevano traballare la poltrona dell'amministratore delegato Tim Cook.

Gli investitori ancora aspettano risposte sulle prospettive del colosso hi-tech: i dubbi riguardano la continua corsa dei suoi prodotti di punta, il ritmo della sua innovazione futura e la crescente concorrenza dei gadget firmati da Google e Samsung. Entro l'anno Apple dovrebbe offrire quantomeno nuove versioni di iPhone e iPad, ma la segretezza che ha sempre mantenuto prima di nuovi lanci tiene alta l'incertezza.

Al cuore del dibattito c'è tensione sull'identità stessa del gruppo: Apple sta cercando di presentarsi agli investitori come una società ibrida di hardware e software, in grado cioe' di guadagnare significativamente anche dai servizi, che già rappresentano circa il 7% delle entrate, e di mantenere elevati margini di profitto. Un simile posizionamento consentirebbe di rivendicare maggiori multipli quando si tratta delle quotazioni del titolo: adesso, a 8,5, i Price/Earnings ratio sono più vicini a quelli evidenziati da leader in difficoltà dell'hardware quali Dell e Hewlett-Packard che non a società legate al software o a Internet. Anche qualche analista ha suggerito che, considerando la fedeltà al suo marchio e a servizi e software attraverso App Store e iTunes, Apple potrebbe essere paragonata a società quali Amazon oppure a colossi di media e sistemi via cavo che hanno entrate da abbonamenti quali la Comcast, che ha multipli pari a 16. Nessuna scorciatoia, come nessun generoso premio ai soci, potra' tuttavia risolvere il dilemma di fondo: ci sarà - e quando e quale sarà - il prossimo prodotto rivoluzionario di Apple?

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