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Questo articolo è stato pubblicato il 23 aprile 2013 alle ore 06:43.

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La guerra che si sta combattendo all'interno della Banca Popolare di Milano sul progetto di trasformazione in spa fa la prima vittima eccellente. Ieri sera il presidente del consiglio di sorveglianza, Filippo Annunziata, si è dimesso denunciando «la perdurante tendenza» di alcuni consiglieri «a non svolgere il proprio ruolo in modo indipendente». In una lettera indirizzata all'intero cds e per conoscenza al presidente del consiglio di gestione, Andrea C. Bonomi, Annunziata ha citato alcuni fatti recenti che hanno portato al «tramonto dell'ottimismo» sulla possibilità di «assicurare un percorso ordinato» fino all'assemblea straordinaria del 22 giugno, chiamata a votare il progetto di «spa ibrida» presentato da Bonomi.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso, come anticipato da Radiocor, è stato il voto sul bilancio 2012 nel corso del cds del 4 aprile: i voti favorevoli sono stati soltanto 10 su 18, a fronte di otto tra contrari e astenuti. Un «episodio grave» dovuto, secondo il presidente dimissionario, a «motivazioni in larghissima misura non riconducibili ad asseriti difetti nella formulazione» del bilancio e invece legate al contrasto che da mesi oppone parte del cds al consiglio di gestione, in particolare sul progetto spa. Le dimissioni di Annunziata avranno un effetto ancor più dirompente perché arrivano a cinque giorni dall'assemblea ordinaria di sabato e trasformano in una corsa a ostacoli i due mesi che ci separano dall'appuntamento cruciale di giugno. Tanto più che l'ormai ex presidente ha invitato i colleghi a «considerare se fare altrettanto» e, secondo quanto si apprende, altri 5-6 consiglieri starebbero valutando l'addio. A prendere atto della situazione dovrà essere in primo luogo il consiglio di sorveglianza convocato per questo pomeriggio, a cui Annunziata non parteciperà. La guida del consiglio sarà assunta ad interim dal vice presidente anziano Giuseppe Coppini, mentre per le nuove nomine potrà essere integrato l'ordine del giorno dell'assemblea di giugno. La parola passerà poi ai soci, che sabato dovranno esaminare in primo luogo il bilancio 2012. Il vero nodo del contendere, tuttavia, sarà la modifica del regolamento assembleare relativa al voto a distanza. Se i soci approveranno la proposta dei vertici, all'assemblea di giugno sarà possibile votare «da remoto»: gli azionisti potranno quindi esprimersi tramite internet direttamente da casa o, in caso di interpretazione più restrittiva, nella singola filiale del gruppo Bpm. Rivoluzione che punta a favorire la partecipazione dei soci per chi sposa la linea Bonomi, blitz per mettere in minoranza i dipendenti nel voto di giugno sulla spa secondo gli avversari. Alcuni sindacati si sono già espressi contro la proposta di modifica, invitando gli iscritti a partecipare all'assemblea e a votare contro. Schermaglie che confermano il clima di tensione con cui Bpm si avvicina a un appuntamento che rimane di portata storica. Dopo 150 anni, infatti, il 22 giugno la Popolare di Milano, banca cooperativa, potrebbe chiudere i battenti in favore di una nuova Bpm spa. C'è da scommettere che nei prossimi due mesi non mancheranno nuove sorprese, nel corso di un processo che continuerà a essere monitorato attentamente anche dalla Banca d'Italia.
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