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Questo articolo è stato pubblicato il 23 aprile 2013 alle ore 13:52.

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Fabrizio Saccomanni ha dichiarato ai microfoni di America 24 che la crescita è oggi una priorità e che un'accelerazione del processo per lanciare l'Unione bancaria europea potrà aiutarla. Saccomanni, il direttore generale della Banca d'Italia, era di passaggio a New York lunedì, di ritorno dalle riunioni di primavera del Fondo Monetario Internazionale.

Nella nostra chiacchierata avvenuta ieri negli uffici della Banca d'Italia a New York, Saccomanni ha anche apprezzato importanti dichiarazioni di ieri mattina di William Dudley, il presidente della Federal Reserve di New York proprio sulla necessità di accelerare i tempi dell'Unione Bancaria Europea e per realizzarla a tutto campo, con meccanismi per la risoluzione delle crisi e assicurativi per i depositi oltre che di supervisione. L'accelerazione dell'integrazione bancaria è chiave, ha detto in sostanza Dudley, perché rafforzerà la credibilità dell'euro, renderà più equo l'accesso al credito e contribuirà alla crescita europea, oggi assente. Ma accelerare come?

È possibile evitare la riapertura del trattato di Maastricht come sostiene la Germania e procedere solo con direttive della Commissione? Ecco cosa mi risponde Saccomanni: «Io credo che il progetto europeo aveva esattamente questi scopi che il presidente Dudley riconosce e ci fa piacere che li condivida anche lui. Io credo che il progetto europeo per quanto riguarda la vigilanza bancaria europea è oramai in dirittura d'arrivo. E anche alla recente riunione dell'Ecofin di Dublino di qualche giorno fa, c'è l'intesa da parte di tutti che questa vigilanza europea si può fare sulla base del trattato vigente, non richiede una modifica dei trattati e diciamo verrà approvata con un regolamento, ovvero con uno strumento giuridico che è immediatamente efficace nei singoli paesi, non richiede ratifiche parlamentari o trasposizioni nella legislazione nazionale. Diverso è il caso per quanto riguarda le altre componenti dell'unione bancaria e cioè un meccanismo di risoluzione delle crisi che vuol dire anche un meccanismo di ripartizione delle eventuali perdite che banche in crisi dovessero sostenere e il meccanismo di garanzia dei depositi. Su questi due in effetti, diciamo il trattato di Mastricht non coniene delle specifiche norme. La Commissione Europea ritiene che su questi fronti si possa intervenire con delle direttive e credo che ci sia, sono già a lavoro su direttive che diciamo dovrebbero rendere possibile questa cosa».

E quando abbiamo discusso della crescita, Saccomanni mi ha detto: "Evidentemente l'obiettivo del rilancio della crescita è un obiettivo assolutamente prioritario e credo che la ragione per cui ha avuto, come dire, meno attenzione era che purtroppo, per lo meno nella prima metà dell'anno scorso, prevaleva l'esigenza di dare segnali forti di consolidamento fiscale. Io credo che ci sono ora le premesse per rilanciare un'attività di crescita sia a livello nazionale, ma anche a livello europeo tramite anche l'utilizzo di fondi comunitari presso la Banca Europea degli Investimenti, lo stesso bilancio comunitario e altri strumenti di questo genere".

Questo dibattito post Fondo monetario internazionale, una delle organizzazioni multilaterali chiave per la stabilità finanziaria conferma un fatto centrale: le sfide internazionali non attendono che un Paese membro della comunità mondiale chiarisca le sue dinamiche politiche. Ce lo ha anche ricordato il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano quando nel suo giuramento ha menzionato gli impegni internazionali e multilaterali dell'Italia e l'importanza di rafforzare il progetto europeo: «far progredire l'Europa unita, contribuendo a definirne e rispettarne i vincoli di sostenibilità finanziaria e stabilità monetaria, e insieme a rilanciarne il dinamismo e lo spirito di solidarietà, a coglierne al meglio gli insostituibili stimoli e benefici» ha detto il neoeletto Presidente della Repubblica.

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