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Questo articolo è stato pubblicato il 25 aprile 2013 alle ore 06:44.

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L'argento ha sofferto ribassi superiori a quelli dell'oro e sta faticando più di quest'ultimo a riprendersi: ieri a Londra il metallo si è fissato al prezzo più basso da ottobre 2010 (22,91 dollari l'oncia) e da inizio anno ha perso oltre il 20 per cento. L'oro invece – pur restando in ribasso di circa il 15% nel 2013 – ha già recuperato l'8% rispetto al minimo biennale di 1.321 $ cui era crollato la settimana scorsa.
A dispetto della performance deludente, l'argento gode però di un forte interesse da parte degli investitori, anche sotto forma di Etf: prodotti che invece continuano ad essere snobbati nel caso del metallo giallo, benché si sia scatenata da qualche giorno una corsa all'acquisto di monete e lingotti. Nei prossimi mesi potrebbe inoltre giocare a favore dell'argento anche la ripresa dell'economia, grazie al fatto che gli impieghi industriali rappresentano circa la metà della sua domanda, contro un 10% scarso per l'oro.
Gli scenari sarebbero insomma incoraggianti secondo Gfms, che ha curato il rapporto annuale del Silver Institute, presentato ieri: nel 2013 la società si attende un prezzo medio di 28,50 $/oncia per il metallo, più basso dei 31,15 $ del 2012, ma decisamente superiore ai livelli attuali.
Gli investimenti netti – già saliti del 21% nel 2012, a 4.536 tonnellate – dovrebbero aumentare ancora, prevede Gfms. E il successo contagerà anche le monete in argento, la cui domanda era invece crollata del 22% (a 2.884 tonn). Anche queste adesso vanno a ruba, come quelle d'oro, tanto che Neil Meader, responsabile della ricerca sui preziosi di Gfms, è convinto che «se le vendite continuano a questi ritmi, si potrebbe superare il primato del 2011».
Etf e prodotti analoghi continuano intanto ad avere successo: il patrimonio, salito del 10% nel 2012 fino a 17.900 tonnellate circa, lo scorso marzo ha raggiunto un record storico di 19.738 tonn, secondo stime Bloomberg. Da allora non ci sono stati riscatti rilevanti, a differenza che per gli Etf sull'oro, che in aprile sono calati di 141,8 tonn, avviandosi a battere il record di riscatti di febbraio. La fuga non si è interrotta nemmeno in questi giorni, quando sul mercato fisico si è verificato un vero e proprio boom di acquisti, capace da solo di stimolare la ripresa dei prezzi del lingotto.
La Us Mint da ieri ha sospeso le vendite di American Eagles da un decimo di oncia, il taglio più piccolo, perché aveva esaurito le scorte: un evento che non si verificava dal 2009. Complessivamente la zecca statunitense ha venduto questo mese 175mila once di monete d'oro, quasi il triplo rispetto a marzo. Un'espansione analoga dei volumi viene segnalata anche dalla Royal Mint britannica e dalla Perth Mint australiana, mentre in Asia continuano a salire il premi sui lingotti e molti rivenditori hanno fatto il tutto esaurito. Il boom potrebbe indicare che i piccoli risparmiatori la pensano diversamente dai grandi investitori. Qualcuno ha però suggerito che una parte di questi ultimi non abbia in realtà abbandonato l'oro fisico, ma solo gli Etf, per spostarsi verso lingotti veri e propri: alcune grandi banche svizzere, tra cui Ubs e Credit Suisse, starebbero offrendo condizioni molto favorevoli a chi sceglie questa soluzione, che consente di assegnare lingotti allocati, con il vantaggio per le banche di non dover accantonare riserve a bilancio.
Gli analisti restano comunque in gran parte ribassisti sull'oro, al quale non dovrebbe giovare un rasserenamento delle condizioni dell'economia globale. Per l'argento invece, osserva Gfms, si aprirebbero spazi di crescita per la domanda industriale, il cui rallentamento è stato la causa principale del calo delle fabbricazioni nel 2012 (-6,6% a 24mila tonnellate).
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