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Questo articolo è stato pubblicato il 29 aprile 2013 alle ore 06:41.

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Il settore delle telecomunicazioni – uno dei pilastri della triade Tmt (tlc, media e tecnologia) che alla fine degli anni Novanta gonfiò la bolla Internet, fino alla sua esplosione nel febbraio 2000 – non si è mai ripreso, dal punto di vista borsistico, dal tracollo di 13 anni fa. In quel periodo la crescita era stata straordinaria.
La triade Tmt, negli Stati Uniti, era salita da una capitalizzazione di Borsa pari al 23% agli inizi del 1998 fino a quasi la metà della capitalizzazione complessiva (al 42%) nel maggio del 2000, segno dell'imponente ruolo che ha svolto il mercato dei capitali privato nell'indirizzare il flusso delle risorse investite verso i nuovi settori. In Europa, invece, la proporzione era decisamente inferiore nel 1998 (15%) e il differenziale è rimasto costante (la quota è salita al 32% a metà maggio 2000).
Da allora la percentuale in termini di capitalizzazione globale si è più che dimezzata, scendendo attono al 20 per cento. Ma, ecco la novità, negli ultimi mesi – pur in un contesto critico – si vede qualche segnale di risveglio.
Il grafico accanto, che visualizza l'andamento del Nasdaq composite e del Nasdaq telecommunications dall'aprile 1997 (inizio del grande rialzo), è estremamente significativo. Il comparto – in un confronto all'interno di un listino ad alto contenuto di innovazione – è oggi sostanzialmente agli stessi valori di allora, mentre il Nasdaq è comunque in crescita del 160% circa. Negli ultimi sei mesi, però, il Nasdaq tlc è in rialzo del 15% circa, contro il 9,5% del Composite. E in Europa, per fare un altro esempio, da inizio anno lo Stoxx 600 tlc sale di quasi il 9%, mentre l'indice generale cresce di meno del 4 per cento.
Le ragioni della delusione sul lungo periodo – l'andamento si replica in tutti i mercati – sono note e tutte plausibili. Le quotazioni stratosferiche raggiunte, che non potevano che scendere. Il taglio degli investimenti industriali, per le crisi economiche che si sono susseguite. La guerra dei prezzi fra operatori, con il restringimento dei margini delle imprese. Tutto ciò ha portato al ridimensionamento dei titoli tlc nei portafogli di investimento e alla disaffezione degli operatori. Però, da qualche mese, il clima sembra stia cambiando.
«Il settore tlc – scrive un'analisi del Nasdaq – è emerso come uno dei principali motori della ripresa economica. La crescita senza precedenti del traffico internet mobile ad alta velocità, in particolare per wireless e video, ha trasformato questa industria nella più evolutiva, innovativa e combattuta fra quelle oggi in competizione per lo sviluppo».
Uno scenario che potrebbe prendere forza nei prossimi trimestri, spingendo al rialzo i titoli del settore. L'ottimismo degli operatori non è sfrenato, ma – e questo è interessante – attento a tutte le evoluzioni. «La nostra view – dice per esempio Olivier Good, analista It & Telecom di Union Bancaire Privée – sta migliorando per due ragioni principali. La prima è tattica: gli investitori iniziano a capire che il tasso di crescita economica globale sta diminuendo e sposteranno la loro asset allocation sui settori difensivi. Il settore, dopo la lunga underperformance, ha invertito la tendenza da febbraio».
La seconda ragione si basa sul fatto che un enorme cambiamento nel contesto normativo europeo dovrebbe essere annunciato entro la fine di quest'anno. «Dalla deregulation dell'industria del 1998 – aggiunge Good –, gli operatori principali sono stati inesorabilmente forzati nelle loro politiche dei prezzi e hanno perso quote di mercato per i selvaggi processi di separazione delle loro reti fisiche. Un quadro normativo meno severo li motiverà a perseguire piani nazionali di installazione di fibre ottiche perchè su questi progetti multimiliardari sono quasi garantiti interessanti tassi di profitto e i vettori alternativi, questa volta, non saranno autorizzati a fare ampi tagli sui prezzi rispetto agli operatori principali offrendo un accesso troppo economico alle loro infrastrutture».
Insomma, nel futuro delle tlc non è tutto roseo, aggiunge Good, «ma l'aumento dell'utilizzo di reti Lte sul fronte wireless e delle fibre ottiche nella telefonia fissa metteranno una base ai margini di profitto, aumenteranno in qualche modo il tasso di crescita (nuovi servizi) e, ultimo ma non meno importante, permetteranno di guadagnare quote di mercato con offerte competitive».
Secondo Ubs il fatturato del settore scenderà oltre il previsto quest'anno, per il calo delle lcomunicazioni mobili, ma il declino sarà più lieve nel 2014 e la domanda riprenderà nel 2015. Infine, l conclude una ricerca di Forrester, «la prossima l crescita sarà lalimentata dalla domanda per tecnologie come la mobilità, il cloud computing e dall a l fine della stretta sui budget aziendali It l».
Al momento, conclude Good, «i titoli del settore sono scambiati ad alti livelli di valutazione, sia su base storica sia su base relativa. Alcune big cap come Verizon o At&t sono principalmente responsabili di questa sopravvalutazione globale, ma esistono ancora molte opportunità, e per la prima volta dal 2003, anche in Europa. Stiamo ancora analizzando in dettaglio i titoli europei, comunque Deutsche Telekom e/o France Telecom sono senz'altro da guardare con attenzione».
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