(Afp)

Chissà se Apple lo avrebbe fatto con Steve Jobs ancora alla guida. Se lo sono chiesti un po' tutti in questi giorni, ben sapendo la scarsa dimestichezza con la finanza del creatore di tutti i prodotti della Mela, di fronte all'intenzione di rivolgersi al mercato per raccogliere i fondi necessari per remunerare gli azionisti. Nonostante una liquidità cash in cassa per 145 miliardi di dollari.

Ironia della sorte, il debutto di Cupertino sul mercato obbligazionario ha riproposto la sfida con un altro marchio simbolo dell'hi-tech, quello di Microsoft. E il risultato è un sostanziale pareggio. Perché Apple ha registrato un grosso successo nel piazzare i suoi ordini: i 15-18 miliardi di titoli offerti, in un mix tra tasso fisso e variabile, potrebbero arrivare fino a 20 miliardi prima della chiusura dei libri stasera, visto la grande richiesta da parte del pubblico, che ha superato i 40 miliardi. Ma inevitabilmente Apple deve pagare un merito di credito più basso: Moody's le ha assegnato Aa1, mentre Standard & Poor's non va oltre AA+. Il che significa - per intenderci - che Apple, secondo le previsioni, potrebbe pagare sulle scadenze decennali uno spread di 80 punti base rispetto ai Treasuries della stessa scadenza.

Meglio ha fatto Microsoft che gode dei migliori punteggi delle due agenzie di rating. E che quindi ha spuntato sul miliardo di titoli decennali piazzati settimana scorsa uno spread di 70 punti base. Però il colosso fondato da Bill Gates ha dovuto pagare lo scotto dell'avvicinarsi dell'emissione di Apple: così Microsoft ha pagato sugli 1,95 miliardi di titoli collocati settimana scorsa un taso medio del 2,41%. Un livello ancora basso, che sfrutta la grande liquidità che si sta convogliando in questo momento sui corporate bond, ma in ogni caso leggeremnte superiore rispetto ai 2,33% pagati solo cinque mesi fa, pur con tassi di mercato su livelli simili. Evidentemente il mercato ha sentito odor di competizione hi-tech.

©RIPRODUZIONE RISERVATA