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Questo articolo è stato pubblicato il 01 maggio 2013 alle ore 06:43.

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TRIESTE. Dal nostro inviato
Generali rassicura i propri azionisti. Nei prossimi tre anni non farà ricorso al loro portafoglio, cioè ad aumenti di capitale, per finanziare qualsivoglia acquisizioni. Anzi non sono previste acquisizioni di sorta con l'eccezione di quella già avviata nell'Europa dell'Est (per 2,5 miliardi) per il riacquisto delle quote di minoranza della joint venture con la Ppf di Petr Kellner. La crescita avverrà soprattutto per linee interne e la preoccupazione del management sarà soprattutto quella di ricostituire una forte posizione di capitale. Mario Greco, da 9 mesi Ceo del Leone, ha debuttato ieri all'assemblea annuale degli azionisti senza clamorosi annunci, ribadendo con determinazione le linee guida di una strategia già messa a punto con il recente piano industriale. Ed ha fugato le preoccupazioni sulla centralità di Trieste come sede storica del gruppo . «Qui siamo a casa nostra», ha detto. Ad ascoltare il nuovo manager e la sua squadra è stata una platea affollata come non mai di investitori esteri (il 12,2% del capitale sociale) che ha approvato il bilancio, rinnovato il Cda ridotto ad 11 membri, quattro dei quali donne. Oltre a Greco e al presidente Gabriele Galateri sono stati confermati anche i due vicepresidenti Vincent Bolloré e Gaetano Caltagirone.
«Distribuiremo un dividendo stabile e progressivamente crescente», ha promesso Greco e il nuovo management intende concentrare l'attività del gruppo nel core business assicurativo, incrementando l'esposizione ai rami danni da cui in futuro proverrà il 50% dei profitti operativi della compagnia (ora sono al 30%). Quando mancano pochi giorni alla pubblicazione della trimestrale il Ceo è stato avaro di indicazioni sull'andamento dei conti nei primi mesi del nuovo esercizio. L'aspettativa è comunque positiva. «Abbiamo concluso il 2012 con un quarto trimestre molto forte, molto positivo e abbiamo iniziato l'anno con la stessa spinta», si è limitato a dire. Novità non sono giunte neppure sulle cessioni di Bsi e delle attività vita in Usa, i principali asset messi in vendita nell'ambito di un piano di dismissioni da 4 miliardi, da realizzare entro il 2015. L'iter delle due trattative – ha spiegato – sta «procedendo come previsto e non ci aspettiamo sorprese. Voglio ribadire comunque – ha aggiunto rivolto più ai potenziali acquirenti che alla platea degli azionisti – che non venderemo asset se non saremo convinti che il prezzo sia ragionevole. Non siamo obbligati a vendere in fretta o male». Sulla opportunità di procedere con le cessioni non vi è tuttavia alcun ripensamento. «Abbiamo 12 miliardi di debito che ci costano 750 milioni l'anno e ci mettono in una situazione rischiosissima con le agenzie di rating – ha detto Greco –, dobbiamo ridurre il debito e quindi vendere asset». L'obiettivo del piano strategico è raggiungere un margine di solvibilità del 160% entro il 2015.
Il dibattito e le votazioni in assemblea non hanno riservato sorprese. Come sempre a intervenire sono stati i soliti piccoli azionisti che da anni monopolizzano l'attenzione ai meeting del Leone. Silenti – anche questa non è una novità – sono rimasti invece gli investitori istituzionali che tuttavia (soprattutto gli esteri) sono intervenuti in gran numero. Con il loro voto nella stragrande maggioranza hanno approvato il bilancio, esprimendo invece alcune riserve sulle delibere riguardanti la remunerazione (passate con il 12% di «no») e sostenuto la conferma di Paola Sapienza (proposta da Assogestioni) nel nuovo board in rappresentanza delle minoranze.
Con il via libera dell'assemblea Generali ha avviato una nuova piattaforma retributiva con uguali parametri per i 200 top manager del gruppo. In aggiunta alla quota fissa di remunerazione è stata prevista una quota variabile «a breve termine» (pari al 50-70% della remunerazione fissa) che scatterà in relazione al risultato netto e operativo del gruppo in aggiunta ai target individuali. In ogni caso non verrà erogata se il solvecy ratio non sarà mantenuto al di sopra del 140%. Vi sarà poi un piano a lungo termine che prevede la distribuzione di azioni (fino al 175% del compenso fisso) su un arco triennale vincolata al raggiungimento del Roe pari al 13% e a un total return per gli azionisti (prezzo del titolo + dividendi) in linea con i migliori competitor. In aggiunta l'assemblea ha approvato anche entry bonus per Greco ed altri manager entrati a far parte del gruppo per compensarli degli incentivi persi per lasciare le aziende di provenienza e correre l'avventura nella nuova squadra del Leone.
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