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Questo articolo è stato pubblicato il 01 maggio 2013 alle ore 06:44.

LONDRA. Dal nostro corrispondente
Molto meglio delle attese, ma inevitabilmente peggio dello scorso anno. È un'altra Bp quella che ieri ha annunciato utili per 4,2 miliardi di dollari nel primo trimestre del 2013 rispetto a quella che nello stesso periodo del 2012 presentò profitti più floridi del 10% circa. Il motivo è semplice: da allora ad oggi la compagnia energetica britannica si è ristretta, perdendo pezzi importanti, alcuni importantissimi come la joint venture russa Tnk-Bp. Un gigante in tono minore quindi, che però è riuscito a sorprendere gli analisti, che avevano previsto profitti non superiori ai 3,2 miliardi, sottostimando la produzione dell'Angola e del Mare del Nord che è stata invece assai più generosa del previsto. Nel complesso l'output del gruppo è comunque calato a 2,3 milioni al giorno di barili equivalenti petrolio, circa il 5% in meno rispetto a un anno prima quando, come detto, Bp in termini di taglia era un'altra società.
Le buone notizie diffuse ieri dal ceo Bob Dudley hanno però incrociato un'ondata di pessime novità in arrivo dagli Stati Uniti, dove prosegue il caso giudiziario legato alla tragedia di Deepwater Horizon, la piattaforma esplosa nel Golfo del Messico nell'aprile del 2010 uccidendo undici persone.
Bp ha infatti confermato di doversi misurare con almeno 2.200 cause civili avviate negli Usa per ottenere indennizzi per i danni seguiti al disastro ecologico: molte più del previsto e destinate, secondo le stime a crescere ancora. Si tratta di liti giudiziarie avviate a vario titolo da individui, società private, enti pubblici. Fra esse figurano anche quelle avviate dagli Stati e dalle autorità locali americane che avevano indicato in 34 miliardi di dollari i danni totali subiti direttamente, una cifra che Bp ritiene del tutto campata in aria. Ora il gruppo di Saint James Square vorrebbe riunire le diverse cause civili avviate da individui e società private per giungere a una transazione globale. A questo proposito la società petrolifera aveva accantonato 7,8 miliardi di dollari, cifra che ora Bp non giudica più sufficiente e che ha innalzato a 8,2 miliardi, senza peraltro azzardare previsioni su possibili danni non ancora denunciati.
La tragedia del Golfo del Messico si conferma evento che ha trasformato in modo radicale uno dei grandissimi players di petrolio e gas nel mondo. In tre anni Bp ha mutato i connotati restringendosi in tutti gli angoli del pianeta per raccogliere i danari sufficienti per pagare il conto del più grande disastro ecologico mai avvenuto.
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