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Questo articolo è stato pubblicato il 05 maggio 2013 alle ore 14:35.

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«Le banche centrali di Giappone e Stati Uniti nel 2013 acquisteranno 2mila miliardi di dollari di titoli sul mercato, iniettando liquidità. Questo sta spingendo gli investitori a cercare titoli rischiosi, per trovare rendimenti appetibili. Si tratta di un eccesso? Sì. La ricerca di rischio nel mondo si sta spingendo troppo in avanti». Mark Kiesel, gestore di Pimco neo-premiato da Morningstar, non ha dubbi: «Soprattutto sul mercato dei bond ad alto rischio (high yield) il pericolo che si stia creando una bolla speculativa c'è». Di diverso avviso Gianluca Savoldi, financial sponsor solution di UniCredit: «La sensazione è che nel breve-medio termine non ci sia il rischio di una bolla», afferma riferendosi soprattutto al mercato italiano. «Questa situazione permette anzi alle imprese di rifinanziare il debito bancario sul mercato a tassi convenienti».

Due esperti di mercato, due pareri diversi. Due addetti ai lavori, due punti di vista opposti. La verità è che nessuno può sapere se o quando il mondo dovrà pagare il conto di questa grande abbondanza di liquidità. Nessuno può veramente prevedere il rischio che questa enorme "droga" monetaria porta con sé: non ci riescono le banche centrali, impossibile che possano farlo gestori o analisti. Il problema è che, nel dubbio, tutti comprano di tutto: oggi la preoccupazione dei gestori è di ottenere rendimenti appetibili.

Per questo, senza pensare più di tanto al domani, i gestori alzano l'asticella del rischio tollerabile. Così si accontentano di rendimenti sempre più risicati per comprare obbligazioni sempre più rischiose. Lo fanno convinti che le banche centrali, almeno per tutto il 2013 e forse per il 2014, continueranno a pompare liquidità. La domanda è: poi cosa succederà? Non si era mai vista una campagna di politiche ultra-espansive a livello globale come quella attuale. Per cui non è possibile prevedere cosa possa accadere quando queste politiche dovranno tirare il freno.

I rischi sono elevati per tutti. Per gli investitori, che un giorno potrebbero vedere crollare il valore di titoli comprati oggi a prezzi troppo cari. E anche per le imprese e gli Stati che oggi emettono bond: un giorno queste obbligazioni giungeranno, più o meno tutte insieme, a scadenza. Un giorno, quindi, andranno tutte rifinanziate (cioè rimborsate emettendo nuovi bond): se quel giorno gli investitori non saranno altrettanto esuberanti e pieni di soldi come oggi, potrebbero essere dolori.

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