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Questo articolo è stato pubblicato il 07 maggio 2013 alle ore 06:43.

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Bocche cucite, ma il comitato Telecom chiamato a valutare se ci sono le condizioni per avviare una trattativa con H3G su 3 Italia è arrivato a una conclusione. Il comitato presieduto da Franco Bernabè e partecipato da Julio Linares (Telefonica), Gabriele Galateri (presidente Generali), Elio Catania (indipendente in quota Intesa) e Luigi Zingales (consigliere espresso dai fondi) porterà domani in consiglio il proprio orientamento, ma toccherà poi al board decidere. Si sa che la posizione di Telefonica, primo azionista Telco seppure con poteri limitati, è stata molto critica fin dall'inizio sulla possibile integrazione con il quarto operatore mobile, come pure del resto la compagnia spagnola sarebbe fredda sull'ipotesi di scorporo della rete. Si sa anche che i numeri usciti dalla due diligence preliminare sono stati accolti con diffidenza nell'azionariato di riferimento.
Se questo sia sufficiente a scoraggiare in assoluto il prosieguo delle trattative, oppure se si deciderà di approfondire ancora il tema, è da vedere. Ma difficilmente potrebbero essere accettate le condizioni di base poste dal gruppo di Hong Kong che, a stare alle voci, avrebbe valutato l'asset italiano intorno ai 2 miliardi, candidandosi tramite acquisti successivi ad assumere il ruolo di primo azionista di Telecom. Secondo alcune indicazioni, dai numeri emersi difficilmente si giustificherebbe uno scambio azionario che porti H3G ad avere più del 3-4% del capitale dell'incumbent. E d'altra parte – ma non sarebbe questo l'obiettivo del gruppo cinese – per il settore la soluzione più logica sarebbe la spartizione di 3 Italia, come era stato fatto ai tempi con Blu.
Collegato in qualche modo all'opzione 3 è il dossier sulla rete d'accesso. Un anno fa, quando si era iniziato a ragionare sulla possibilità di scorporare l'infrastruttura in una newco, il documento di studio preparato dagli uffici interni non contemplava l'eventualità della cessione della maggioranza del capitale, anche perchè la rete è l'unico asset fisico di valore a garanzia dell'ingente debito di Telecom. Ma per questioni legate alla golden share, se si andasse a un'integrazione con 3 Italia alle condizioni di Hong Kong, sarebbe probabilmente inevitabile perdere il controllo della rete.
Cdp, che è l'interlocutore istituzionale con il quale sono in corso contatti da tempo, resta in attesa di una decisione ufficiale sul tema. «Noi siamo sempre interessati – ha ribadito l'ad della Cassa, Giovanni Gorno Tempini – ma il primo passo tocca a Telecom». Vuole scorporare la rete? Vuole societarizzare l'infrastruttura? Quando ci sarà una delibera consiliare in questa direzione, si avranno i riferimenti certi sui quali ragionare. La bozza di accordo che la settimana scorsa era stata sottoposta al vaglio della Cdp, in questo senso, secondo Gorno, «non è rilevante». Peraltro Gorno, come già il presidente Franco Bassanini, ha riconfermato che l'interesse è per l'infrastruttura, e non altro, in coerenza con l'investimento già fatto in Metroweb. Le regole del Fondo strategico, che sarebbe lo strumento attivabile, delimitano il perimetro di un eventuale intervento, comunque per una quota di minoranza.
Al cda di domani, spostato da Torino a Milano, dovrebbe esserci anche un passaggio sul progetto di scorporo. Non la valutazione dell'asset, ai fini societari, che richiede un lavoro certosino, bensì il perimetro della rete da conferire, comunque il tratto che va dalla centrale fino all'utente. Al l'ordine del giorno c'è poi, in primis, l'esame della trimestrale. Il consensus degli analisti indica ricavi di gruppo in calo dell'8% a 6,8 miliardi con l'Ebitda in flessione del 9% a 2,7 miliardi.
Intanto Ti media, dopo il distacco da La 7, ha diffuso i dati trimestrali. Sul risultato, in perdita per 123,8 milioni, incide un fattore di discontinuità, legato alla vendita dell'emittente televisiva, per 122,1 milioni. I ricavi delle attività rimanenti – i mux e Mtv – calano a 24,5 milioni da 27,6 milioni.
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