Eni taglia i ponti con la ex controllata dei gasdotti Snam. Il gruppo del cane a sei zampe ha annunciato ieri l'esito del collocamento presso investitori istituzionali dell'11,69 per cento del capitale, pari a 395 milioni di azioni. La cessione delle azioni è stata realizzata a un prezzo medio di 3,69 euro, con un incasso stimato per il gruppo di circa 1,458 miliardi. L'operazione è stata condotta nel corso della mattinata da Jp Morgan e Unicredit, in qualità di joint book runners: le banche avevano prefissato un range per il collocamento tra 3,69 e 3,77 euro. Il prezzo della società dei gasdotti già dall'apertura era in ribasso, complice l'effetto annuncio della cessione fatto martedì sera da Eni. A metà mattinata era il calo di oltre il 4 per cento, a quota 3,69 euro: il mercato ha allineato il valore con il prezzo spuntato dalle banche d'affari agli investitori.

Eni resta con l'8,5% di Snam. Con l'operazione chiusa oggi la società guidata da Paolo Scaroni rimane con una partecipazione residua nel capitale di Snam pari all'8,5%: queste azioni, però, di fatto sono già ipotecate, perchè sono al servizio del bond convertibile lanciato dalla società nel gennaio scorso per un valore di 1,25 miliardi. L'emissione scadrà a gennaio 2016 e in quella occasione gli investitori potranno chiedere la conversione del prestito in azioni liberando Eni della partecipazione.

Si chiude il cerchio dopo la vendita a Cdp. L'uscita del capitale della società dei gasdotti era stata annunciata nel 2012 dopo che era stato stabilito il passaggio del controllo di Snam società alla Cassa depositi e prestiti. Dopo quella transazione, Eni era rimasta in possesso di un 25% circa del capitale che ha progressivamente ceduto sul mercato. Un prima tranche del 5% è stata venduta con un collocamento accelerato nel luglio 2012, poi a gennaio c'è stato il bond sull'8,54% del capitale. Con l'operazione di oggi l'uscita di Eni da Snam è sostanzialmente completata.

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