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Questo articolo è stato pubblicato il 11 maggio 2013 alle ore 10:15.

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MILANO - Il governo italiano sta trovando il suo equilibrio di centro che piace tanto ai mercati, con una variante in più: il pungolo dell'opposizione «muscolare ed energica di Grillo» che rappresenta un'assicurazione contro chi tenta di fermare le riforme. La compagine governativa uscita dopo mesi di incertezze è la migliore che ci si potesse attendere secondo un banchiere di lungo corso come Francesco Garzarelli, capo dell'analisi dei mercati di Goldman Sachs, un italiano di successo alla City, salito al vertice di una delle banche americane più influenti del mondo finanziario.

La visione positiva sul governo Letta non era scontata per un'istituzione che nei momenti bui di fine 2011 era additata di essere tra le banche ad avere voltato le spalle all'Italia. Ci sono voluti mesi di passione per tornare a rivedere la fiducia degli investitori americani che ora stanno tornando a piccoli passi a comprare Italia. «La svolta è arrivata nel weekend dell'annuncio della formazione del governo Letta - ha detto Garzarelli -. Da quel momento abbiamo ricominciato a raccomandare di comprare». Se dalla City il governo italiano è visto come la soluzione migliore per ridare stabilità all'Italia, a rassicurare i mercati è soprattutto la presenza del ministro dell'economia Fabrizio Saccomanni considerato l'uomo di fiducia del presidente della Bce, Mario Draghi. In un contesto europeo, l'Italia oggi gode di maggiore fiducia dei cugini francesi d'Oltralpe su cui pende la spada di Damocle della raccomandazione "sell" di Goldman Sachs.

Per il resto nulla è più come prima perché la crisi ha lasciato strascichi pesanti se oggi il debito italiano per l'80% è nelle mani di residenti, mentre prima della guerra dello spread più della metà era detenuta da investitori esteri. «Oggi i più attivi sul debito italiano sono i fondi pensione, fondi sovrani investitori stabili e di lungo periodo». Come fare ritornare la fiducia sull'Italia? «Il primo obiettivo è uscire dalla lista nera dove ancora si trova, ma il percorso tracciato e il contesto di mercato aiutano: tutti i prodotti di credito al momento vanno molto bene e sono tornati ai livelli pre-crisi».

L'alchimia che si è creata di tassi bassi e aspettative di crescita aiutano a recuperare velocemente terreno che in termini tecnici Garzarelli lo declina così: «L'Italia deve diventare un prodotto meno di credito e più di tassi. Dall'inizio dell'anno, il restringimento dello spread è stato molto forte, ad eccezione della fase elettorale, ora c'è spazio per un ulteriore miglioramento». Quanto vale il governo Letta in termini di spread? Tra 200 e 250 punti base come differenziale sul decennale tedesco, secondo l'economista, un livello vicino a quello toccato ieri dopo i buoni risultati dell'asta BoT a 12 mesi.

Continuano ad essere deboli, invece, le prospettive di crescita per l'Italia: per quest'anno Goldman Sachs prevede una decrescita dell'1,5% che si riduce allo zero per il 2014. Resta il nodo delle imprese a corto di liquidità con le banche restie a concedere crediti. Un problema che non riguarda soltanto l'Italia come lo stesso Draghi ha sottolineato qualche settimana fa. Il suggerimento di Garzarelli è di fare affluire i fondi alle imprese senza passare dal canale bancario. Come? «Bisogna andare a cercare i soldi da chi li ha». Già facile dirlo, ma come si fa? «Nel nord Europa ad esempio ci sono fondi pensione che hanno il problema opposto, ovvero come impiegare la liquidità. Un altro canale è quello assicurativo, ma in Italia le compagnie non possono impiegare fondi direttamente, però potrebbero farlo costituendo veicoli esterni».

Rimane il problema di quale fascia di imprese dovrà essere finanziata e quale business model avrà ancora successo. «Sia chiaro - avverte Garzarelli - non sarà il mercato a forzare questo processo, ma dovrà essere la politica a decidere quale strada di sviluppo dovrà intraprendere l'Italia nei prossimi anni».

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