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Questo articolo è stato pubblicato il 16 maggio 2013 alle ore 06:42.

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NEW YORK
È qui, al numero 2 di Penn Plaza, nel cuore di Manhattan, l'epicentro del nuovo scandalo di possibile manipolazione dei mercati, questa volta del greggio. È qui il quartier generale di Platts, controllata di McGraw Hill, la stessa casa madre di Standard & Poor's. Nonchè storico leader nel fornire prezzi di riferimento dell'energia le cui origini risalgono ai primi del Novecento in Ohio e che ha oggi uffici da Houston a Londra e a Singapore. Assieme a numerose compagnie petrolifere è ora nel mirino dell'antitrust europeo, che ha denunciato la drammatica carenza di trasparenza e controlli sui costi delle commodities e i protagonisti del loro trading.
Un'inchiesta tutt'altro che isolata: a prendere slancio è un'offensiva delle autorità internazionali, che spesso vede all'avanguardia regulators statunitensi dalla Cftc alla Ferc, quanto statunitense è la Platts, anche sull'ultimo fronte scottante, quello delle materie prime, dei loro indici e dei loro titoli. Piazze tanto colossali, migliaia di miliardi di dollari, quanto pericolose per la stabilità economica, campi minati da irregolarità e speculazioni che richiedono la crescente, se non facile, cooperazione transatlantica. Solo pochi giorni prima dell'intervento europeo proprio la Commodity Futures Trading Commission ha cominciato a passare al setaccio due anni di “swap” su energia e metalli da parte delle grandi banche.
La Cftc, l'organismo di “polizia” dei future e derivati guidato da Gary Gensler e rafforzato dalla riforma finanziaria Dodd-Frank, è l'agenzia federale che guida in America la campagna per ripulire indicatori bechmark e contratti legati ai "raw materials". È stata lei anche a capitanare l'assalto alla manipolazione dell'indicatore principe dei tassi di interesse, il Libor. E a far partire indagini sullo ISDAFix, indicatore del mercato da 379.000 miliardi degli swap anzitutto legati ai tassi, per verificare se a sua volta è stato manipolato.
Ma sempre più la sua attenzione è rivolta a future e swap nelle commodities. Coadiuvata dall'organismo globale dei regulators riuniti nella International Organization of Securities Commissions ha messo sotto osservazione i prezzi di metalli preziosi quali oro e argento a Londra. Non basta: ha soprattutto alzato il tiro su un milione di contratti swap nell'energia e nei metalli orchestrati nel più recente biennio da alcuni dei principali trader. A colossi di Wall Street, quali Goldman Sachs, JP Morgan e Citigroup, ha chiesto di dimostrare la legittimità di ingenti transazioni, definite come «scambi di future con swap». Il sospetto è che gli operatori abbiano in realtà spacciato future, strettamente regolamentati e scambiati sugli exchange, per swap over the counter, al contrario finora ampiamente esenti da regole. E che le transazioni, chiamate EFS, siano state usate per concordare prezzi che si scostavano da quelli di mercato. Insomma, ancora una volta manipolazione e speculazione.
Accanto alla Cftc, su piste contigue, si muovono altre agenzie americane. Jp Morgan è sospettata dalla Federal Energy Regulatory Commission (Ferc) di speculazioni sulla piazza dell'energia elettrica. La banca avrebbe orchestrato «schemi manipolatori» per trasformare «centrali elettriche in perdita in generatori di profitti» e avrebbe viziato gli scambi sui mercati di California e Michigan. Un alto dirigente avrebbe «reso testimonianze false e fuorvianti» sotto giuramento.
L'assedio delle autorità, al quale partecipano Sec e Federal Reserve, ha l'obiettivo di spingere nell'insieme il settore finanziario a correre minori rischi nel campo delle commodities come altrove sui mercati, abbandonando pratiche aggressive e a volte apertamente illegali venute alla luce negli anni della crisi e che possono danneggiare gravemente l'economia e la fiducia degli investitori. Una strada che resta lunga e accidentata. Gli scettici che temono alla fine un nulla di fatto non mancano. Mentre la stessa Cftc non ha un passato brillante: nell'energia ha vinto in tribunale nella sua storia un solo caso di manipolazione e le sue sanzioni raramente hanno superato i 20 milioni. Le sue azioni sul Libor, ancora aperte, sono state però incisive, coronate da pesanti multe per gli istituti. E la legge Dodd Frank ha offerto nuove armi facilitando i ricorsi per manipolazione, dove basta provare dichiarazioni false e comportamento irresponsabili dei trader, non l'impatto diretto sui prezzi. Due episodi hanno mostrato il nuovo attivismo: nel 2011 un ricorso contro l'americana Paronon e l'europea Arcadia per manipolazione del greggio Wti. E l'anno scorso il primo caso di manipolazione al Nymex con il trading ad alta velocità, concluso con una multa da 14 milioni alla società olandese Optiver.
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