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Questo articolo è stato pubblicato il 16 maggio 2013 alle ore 06:42.

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«Mi sembra che il commento migliore sia quello della Borsa». I conti trimestrali di Banca Mps convincono il mercato (+9% a 0,23 euro il titolo in Piazza Affari), come ha sottolineato ieri il presidente del gruppo senese Alessandro Profumo.

Più del risultato netto, negativo per 100,7 milioni a fine marzo (54,5 milioni di utile nel 2012), l'accoglienza positiva da parte degli investitori è legata ai «significativi segnali di ripresa dei ricavi caratteristici e al taglio dei costi operativi», che la relazione del consiglio d'amministrazione mette in evidenza, ma soprattutto dal calcolo dell'impatto patrimoniale dello spread Btp-Bund in frenata nelle ultime settimane: «Un alleggerimento di 8-900 milioni - ha spiegato in conference call l'amministratore delegato Fabrizio Viola -. La riserva Afs è oggi negativa per 1,7-1,8 miliardi, rispetto ai 2,6 miliardi di marzo».
Il fardello della riserva Afs (calcolata sul valore di mercato degli strumenti finanziari disponibili per la vendita) è quello che aveva spinto l'Autorità bancaria europea (Eba) a chiedere al Montepaschi un rafforzamento patrimoniale di 3,4 miliardi, aumentato poi dai vertici di Rocca Salimbeni fino a 3,9 miliardi per coprire l'impatto negativo delle operazioni strutturate portate alla luce dall'attuale gestione, e realizzato attraverso un finanziamento pubblico con il ricorso ai Monti bond.

«L'unica promessa che mi sento di fare è che lavoreremo pancia a terra fino all'ultimo giorno dell'anno per tentare di pagare per cassa gli interessi allo Stato», ha ribadito ieri Viola agli analisti. La cedola lorda è del 9% e i Monti bond costano a Siena «un milione al giorno d'interessi», come ha ricordato il cfo della banca, Bernardo Mingrone. Se il Monte non riuscirà a generare sufficiente cassa, è previsto un pagamento totale o parziale con l'emissione di nuove azioni di Banca Mps, tra i cui soci entrerebbe così il Tesoro con una quota di minoranza.
Viola parla di «forza e voglia di reagire da parte del gruppo alle tristi vicende che sono ormai alle spalle, anche se lo scenario di mercato non aiuta. I numeri del primo trimestre - aggiunge - mostrano segnali consistenti di turnaround, grazie al grande lavoro svolto e al puntuale avanzamento del piano industriale».
Da una parte, Rocca Salimbeni archivia i guasti delle passate gestioni, affidando alla magistratura indagini e giudizi sulle responsabilità (a novembre, ha rivelato Viola, ci sarà la prima udienza davanti al tribunale di Firenze per la causa civile contro Nomura e Deutsche bank per i prodotti strutturati); dall'altra, il Monte si prepara a definire con Bruxelles le prossime mosse: «Sono in corso contatti con la Commissione europea e il termine per presentare il piano di ristrutturazione è il 17 giugno», spiega l'amministratore delegato, che annuncia anche l'intenzione di «tornare sul mercato obbligazionario con un covered bond, quando le condizioni del merito creditizio della banca lo consentiranno».

Nel primo trimestre dell'anno, il gruppo senese ha interrotto il trend di flessione dei ricavi e le masse intermediate si sono attestate sui livelli di fine 2012. La raccolta diretta è stata di circa 135 miliardi (6,7% del mercato nazionale), quella indiretta di 111 miliardi (-3,2% su dicembre scorso e -19,7 su base annua). Sensibile crescita dei prodotti di bancassicurazione: +25% Vita, +24% Previdenza, +6% Protezione, sempre rispetto allo stesso periodo del 2012. La ritrovata solidità della struttura patrimoniale, più volte richiamata dai vertici della banca dopo l'operazione dei Monti bond, è confermata dalla riduzione del portafoglio titoli e derivati (-1,1% a 38 miliardi di valore), da un Tier 1 ratio all'11,8% e da un Core Tier 1 ratio all'11,1 per cento.
La migliore efficienza (cost/income dal 65,9% di dicembre al 63,6%) e il grado di avanzamento del piano industriale (a giugno il 58% dell'obiettivo 2015 per la riduzione dell'organico e a settembre il 100% per quanto riguarda le 400 filiali da chiudere) sono il biglietto da visita di Profumo e Viola. Che nelle prossime settimane dovranno affrontare (e superare) lo scoglio della modifica al vincolo del 4% al diritto di voto. Lo chiedono Bruxelles e la Banca d'Italia. Ma a Siena non sono tutti d'accordo.

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