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Questo articolo è stato pubblicato il 20 maggio 2013 alle ore 12:20.

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Un sorpasso. Platonico quanto si vuole, ma pur sempre un sorpasso in piena regola: con il rialzo dell'1,5% registrato stamattina il Nikkei 255 di Tokyo ha superato il Dow Jones di New York. Non si tratta di capitalizzazione dell'intero mercato, ma del semplice valore dell'indice: quello principale della Borsa giapponese ha chiuso a 15.360 punti, mentre venerdì sera quello di Wall Street si era fermato a quota 15.354.

E' quindi una questione puramente nominale o statistica, ma non per questo è meno interessante da analizzare in alcuni suoi aspetti. L'ultima volta che si è verificata una circostanza simile, per esempio, era il 6 maggio 2010. Allora, tanto per fare un confronto, il cambio dollaro/yen viaggiava a quota 95, oggi è salito a 103 (sarebbe più corretto dire che è scivolata la valuta nipponica); il titolo decennale giapponese rendeva l'1,29% anziché lo 0,86%, il Treasury Usa il 3,5% invece che l'1,96 per cento; il debito pubblico di Tokyo valeva il 216% del Pil, mentre nel 2013 si prevede un rapporto del 245 per cento.

I dati confermano quanto si dice ormai da tempo: a spingere i mercati è l'enorme liquidità iniettata dalle banche centrali, Banca del Giappone compresa. Non è infatti un caso se il Nikkei 225 ha recuperato l'80% del proprio valore rispetto ai minimi registrati lo scorso ottobre: gran parte del merito, se non tutto, va ai circa 40mila miliardi di yen (400 miliardi di dollari) pompati nel sistema grazie alle politiche espansive del governo del primo ministro, Shinzo Abe.

Più difficile è invece capire quanto sia sostenibile il movimento al rialzo sperimentato dai due listini negli ultimi mesi. Se si guarda alla storia, il Dow Jones viaggia circa l'8% più in alto rispetto ai massimi per crack-finanziario dle 2007, mentre il Nikkei 225 è ancora il 16% sotto i livelli di 6 anni fa (e addirittura più in basso del 60% rispetto al picco storico dell'ormai lontano 1989). Le valutazioni relative disegnano invece uno scenario diverso, perché se i prezzi dei titoli dell'indice newyorchese valgono 15 volte gli utili generati dalle stesse società comprese nel listino, per Tokyo il rapporto «price earning» sale fino a quota 28. Stabilire quale delle due «bolle» si stia gonfiando di più potrebbe essere in fondo un puro esercizio di stile.

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