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Questo articolo è stato pubblicato il 22 maggio 2013 alle ore 16:16.

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Ben Bernanke e' uomo prudente, misurato eppure ieri ha creato una tensione in borsa che si e' rapidamente propagata - complici altri elementi a seconda dei mercati - sia sulle borse asiatiche che su quelle europee. I futures per gli indici di borsa americana per ora indicano perdite attorno all'1% per tutti e tre gli indici chiave, Dow Jones, Nasdaq e S&P 500. Perdite dunque fisiologiche e non indicative di una possibile interruzione della lunga corsa di Wall Street.

Ma sappiamo che a volte le correzioni nascono dalle piccole cose. E chissa' Bernanke sapeva benissimo cosa stava facendo e ha voluto testare la reattivita' del mercato a un passaggio qualitativo che quantificava in modo più preciso scandenze temporali per una riduzione delle operazioni di acquisto di assett sul mercato.

Pur nel contesto di dichiarazioni tipicamente ambigue Bernanke ha dato infatti al mercato la percezione di uno sviluppo sicuro: entro le prossime sessioni del Comitato Monetario (FOMC) ci sara' un inizio per quanto graduale di "exit strategy". Ecco percio' che l'indicazione di un arco temporale piu' preciso (finora c'erano solo indicazioni per una attesa di sviluppi macroeconomici) e' stata la novita' su cui il nervosismo ha trovato sfogo. Anche perche' i verbali del precedente incontro del Comitato Monetario della Federal Reserve mostrano che alcuni governatori chiedevano di stringere immediatamente. E dunque sul mercato si e' diffusa la voce che si potrebbe stringere gia' agli incontri di giugno del FOMC.

Ma in quelle stessa audizione di ieri alla Commissione Economica Congiunta in Congresso il Presidente della Fed ha confermato che fino a quando le condizioni economiche non saranno migliorate sara' difficile fare dei cambiamenti. E le condizioni non sono davvero migliorate. Tanto piu' che c'e' ancora un periodo di molti mesi davanti a noi in cui il "sequester", il processo dei tagli automatici di spesa, continuera' a colpire eliminando contratti, riducendo spese e, soprattutto, licenziando personale per un totale stimato nel 2013 di alcune centinaia di migliaia di persone.

Come mai dunque tanta reattivita' del mercato? Intanto per un nervosismo di fondo. Poi per dichiarazioni e dati nei mercati specifici, un brutto dato macro in Cina, dichiarazioni troppo vaghe della BoJ che hanno dato il via alla dinamica negativa prima sull'obbligazionario poi sulla borsa (che, ricordiamolo ha comunque fatto aumenti dell'80% in sei mesi) e in Europa della Merkel su tempi e modi del rilancio della crescita. Poi perche' un po' di realizzi non guastano mai. Di certo questa dimostrazione di volatilita' lascera' il segno nel dibattitto interno alla Fed. La gestione della exit strategy non sara' cosi' facile come ritengono alcuni dei governatori che premono per cominciare a ridurre i flussi di liquidita' sul mercato,

Ma veniamo ai fatti. Al di la' dell'indicazione di un arco temporale Bernanke e' stato chiarissimo nell'equilibrare le sue parole con la necessita' di monitorare l'andamento macroeconomico americano. E se guardiamo al quadro di medio termine, da qui ai prossimi 6 8 mesi le ragioni pre stringere non ci sono: Il tasso di disoccupazione resta ben al di sopra del 7%, l'inflazione e' perfettamente sotto controllo, meno del 2% e l'economia pur essendo in ripresa continua a soffrire di tassi di crescita anemici. E allora?

Forse delle due posizioni illustrate da sempre da Bernanke, quella piu' favorevole a privilegiare le esigenze di crescita di un'economia ancora lontana dalla piena occupazione continuera' a prevalere per qualche tempo.

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