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Questo articolo è stato pubblicato il 22 maggio 2013 alle ore 15:51.

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Con l'ondata di liquidità che ha sommerso i mercati, gran parte delle regole tecniche che muovono le scelte degli operatori sembrano aver perso significato. Classi di attività troppo rischiose un fa sono diventate improvvisamente «sicure»; le Borse macinano record sfidando le leggi della gravità e soprattutto dell'economia; beni tradizionalmente rifugio in tempi di crisi come l'oro sono caduti ai minimi, mentre le valute si muovono a vista. Persino i titoli di Stato sono diventati imprevedibili: mentre i tassi dei Paesi economicamente più forti - come Usa e Germania - hanno visto negli ultimi mesi i propri tassi salire velocemente, quelli delle economie periferiche d'Europa - in primis Grecia, Portogallo, Spagna e Italia - li hanno visti scendere senza ragione apparente. Più del ciclo congiunturale, insomma, è la disponibilità di liquidità a basso costo che sta scrivendo il percorso degli indici e delle curve dei rendimenti.

Il problema è che le politiche di allentamento monetario non durano in eterno, e l'attesa di una «stretta» da parte della Fed ha già rialzato la tensione sui mercati: la caduta dei tassi dei Piigs si è interrotta, mentre i rendimenti dei titoli di Stato Usa e dell'Europa continentale sono rimasti sui massimi dell'anno. Si tratta forse della fine di un ciclo? È ora di vendere o è meglio aspettare? Nel dubbio, analisti e operatori sono tornati a consultare i vecchi manuali di Borsa in cerca di precedenti. Un indicatore tecnico poco noto al grande pubblico ma molto utilizzato dai trader di Wall Street, ha così fornito speranze agli ottimisti: la cosiddetta Death Cross, la Croce della Morte. In pratica, si tratta di un indicatore che mette a confronto la media mobile dei rendimenti dei titoli di Stato Usa nel breve e nel lungo periodo, fornendo indicazioni sulle prospettive del mercato. Più precisamente, la Croce si forma quando la media mobile dei tassi del T-bond decennale Usa nell'arco di 50 giorni scende al di sotto della media dello stesso titolo misurata in 200 giorni: quando accade, il mercato è ipervenduto e un nuovo rally potrebbe scattare all'improvviso. Ebbene, all'inizio di questa settimana la media mobile dei tassi sui 50 giorni è caduta all'1,82%, mentre quella sui 200 giorni è arrivata all'1,78%. Poichè la prospettiva di un sorpasso diventa sempre più concreta, molti operatori stanno valutando il da farsi. C'è chi pensa che più della Croce conti il passo della ripresa mondiale, e chi invece ritiene - forte delle statistiche sull'effetto della Death Cross - che un nuovo rally stia scaldando i motori. Per ben 4 volte negli ultimi sei anni, infatti, l'avvento della Croce è stato subito seguito da una corsa ai T-bond e da un crollo dei rendimenti. Nel 2007, per esempio, la Croce della Morte mise in moto sette mesi di rally che portarono i tassi Usa dal 4,7% al 3,3%. Sarà così anche questa volta? Croce o non Croce, molto dipenderà dalle prossime mosse della Fed e della Bce. E in ogni caso, è bene che la scelta la facciano i tecnici, non i risparmiatori: il rischio, se si sbaglia, è davvero quello di finire sulla Croce.

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