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Questo articolo è stato pubblicato il 23 maggio 2013 alle ore 06:43.

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È scontro aperto tra la famiglia Malacalza e Marco Tronchetti Provera su Camfin, la holding che controlla gli pneumatici di Pirelli. Salta infatti il summit tra gli avvocati di Tronchetti e quelli della famiglia genovese, che rifiuta in modo secco l'offerta di un incontro. Di questo appuntamento cruciale si parlava ormai da diversi giorni e avrebbe dovuto definire la separazione delle quote dei due soci in Gpi, la società (partecipata per il 57,52% da Mtp e per il 30,9% da Malacalza) a monte di Camfin, che a sua volta controlla il gruppo della Bicocca: operazione preludio all'Opa che dovrebbe essere lanciata sulla stessa Camfin dagli alleati di Tronchetti Provera, cioè Clessidra e le due maggiori banche italiane, cioè Intesa Sanpaolo e UniCredit. Mtp e Mtp Partecipazioni, società che fanno capo a Marco Tronchetti Provera, avevano annunciato l'incontro per definire «la definitiva e completa separazione delle rispettive partecipazioni in Gpi, come richiesto dalla stessa Malacalza Investimenti». Ma la doccia fredda è arrivata nella tarda serata di ieri: ferma la risposta di Malacalza Investimenti pronta a ribattere «che i tempi della soluzione prospettata, la sua concomitanza con l'operazione prospettata dalla stampa che - nei contorni descritti - snatura la nostra partecipazione industriale in Camfin, le ulteriori condizioni poste nella comunicazione separata inviataci via fax da Marco Tronchetti Provera (condizioni curiosamente non citate nel suo comunicato)» inducono a non accogliere l'invito all'incontro.
Resta da capire se la mossa dei Malacalza sia soltanto interlocutoria per arrivare a una soluzione più gradita: cioè l'acquisto di una quota di Pirelli. I legali delle parti, malgrado i contrasti tra i loro clienti, non avrebbero mai smesso di sentirsi: da una parte l'avvocato Giuseppe Lombardi per conto di Marco Tronchetti Provera e dall'altra gli avvocati Sergio Erede e Gianpiero Succi per conto della famiglia Malacalza. Tuttavia quella legale è una partita molto complessa. Se avesse accettato la soluzione prospettata, con l'Opa di Clessidra e delle banche ormai dietro l'angolo, la famiglia Malacalza si sarebbe infatti trovata costretta ad uscire dalla partita Camfin con un'ottima plusvalenza, ma forse senza aver raggiunto quel traguardo agognato fino a qualche mese fa: il bersaglio grosso della famiglia genovese resta infatti una quota di azioni Pirelli.
Ora bisognerà seguire l'evoluzione legale. Gli avvocati di Tronchetti hanno dalla loro parte un precedente: proprio Malacalza, a fine ottobre scorso, contestando il mancato rispetto degli accordi parasociali, aveva chiesto «di procedere al trasferimento in proprio favore di un compendio patrimoniale di Gpi proporzionale alla partecipazione detenuta» con una quota al capitale di Camfin pari al 13% circa. A suo tempo Tronchetti aveva definito «pretestuose e infondate» le contestazioni mosse da Malacalza, definendo «del tutto insussistenti» i presupposti per l'attivazione della scissione di Gpi. La querelle era dunque finita in Tribunale, che aveva bocciato la richiesta dei Malacalza di sequestro delle azioni. Sulla vertenza incombe ora il giudizio in appello. Ma con il gran rifiuto di ieri, ora Tronchetti potrà dire di essere venuto incontro senza successo alla richiesta fatta sette mesi fa dall'avversario. La situazione, a ben vedere, non è però così paradossale. Non bisogna dimenticare che, rispetto a sette mesi fa, c'è un elemento nuovo che influisce sulle strategie di Malacalza, che con la scissione avrebbe avuto in cambio un'altra quota della Camfin, dove già  ha il 12,37%, per arrivare al 25,6% totale. Un risultato poco soddisfacente rispetto alle attese e con un'Opa pronta a partire. Le indiscrezioni indicavano infatti come imminente l'offerta da parte di una newco formata dal fondo Clessidra, Intesa Sanpaolo, Unicredit e Gpi (scissa interamente di proprietà di Tronchetti e dei soci storici Alberto Pirelli e Massimo Moratti), con l'obiettivo di delistare Camfin e accorciare così la catena. In questi ultimi giorni si sono susseguiti gli incontri tra gli advisor di Clessidra (Rothschild e lo studio Pavesi Gitti Verzoni) e quelli delle banche (lo studio d'Urso Gatti e Bianchi). Secondo il piano, l'offerta di newco e Gpi, legati da un patto, dovrebbe essere su una quota del 71% circa, visto che il 29% di Camfin dovrebbe restare a Tronchetti dopo la scissione di Gpi. Ma per finalizzare l'operazione resta da portare a casa il risultato più importante: cioè il sì di Malacalza alla scissione. E senza di quello si rischia di finire ancora per un bel po' in un muro contro muro.
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