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Questo articolo è stato pubblicato il 30 maggio 2013 alle ore 06:44.

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Inizia la fase due per la campagna di espansione dei gruppi cinesi. Un film in tre tempi, che fino a qualche tempo fa vedeva i colossi di Pechino impegnati a comprare avamposti in Occidente necessari per la distribuzione dei propri prodotti o, in molti altri casi, importanti per fare propria tecnologia europea o americana un po' in declino.
Ma quello è stato soltanto l'inizio dell'avanzata. Negli ultimi anni c'è stata la conquista di quote azionarie importanti in colossi minerari o dell'energia occidentali: dall'acquisizione della canadese Nexen da parte di Cnooc (operazione da 17,7 miliardi di dollari), fino a quella dell'inglese Rio Tinto da parte di Chinalco (14,3 miliardi messi sul piatto), fino a quella delle attività brasiliane di Repsol da parte di Sinopec Group (7,1 miliardi). Nel 2012 lo shopping cinese in Europa ha toccato i 12,6 miliardi di euro.
Ora il terzo tempo del film rischia di fornire numerose sorprese, perché i miliardi che le aziende statali cinesi hanno in cassa stanno finendo su gruppi che vendono beni al consumatore finale. C'è, quindi, un radicale cambiamento di strategia.
Non c'è soltanto la Smithfield Foods dall'altra parte dell'Atlantico, ma per arrivare ai confini europei si può guardare al settore del turismo: con il gruppo finanziario cinese Fosum che ha fatto un'offerta pubblica d'acquisto per i villaggi del Club Med.
In Italia questo trend si sta già vedendo da diversi mesi e potrebbe fornire qualche elemento di riflessione in più: non è un caso che 3 Italia, controllata del colosso della telefonia Hutchison Whampoa, posseduto dal magnate di Hong Kong Li Ka-shing, uno degli uomini più ricchi al mondo, si sia fatta avanti per Telecom Italia. Ad interessare il gruppo asiatico delle Tlc è infatti il mercato della telefonia mobile in Europa. E, se si guarda sempre ai nostri confini o a Paesi molto vicini, un caso emblematico è anche l'offerta che il colosso bancario cinese Icbc avrebbe fatto per la Banca della Svizzera Italiana, controllata delle Assicurazioni Generali.
Quindi telefonia e servizi bancari: due settori molto vicini al consumatore finale. E la fase tre sembra poter entrare nel vivo nel futuro prossimo. Già si attendono le prossime mosse dei grandi gruppi di Pechino. Uno dei sogni cinesi in Italia, anche se per ora sembra irrealizzabile, resta la conquista di Iveco, uno dei leader mondiali nella produzione di veicoli industriali e autobus, controllata al 100% dal gruppo Fiat Industrial.
Da ormai qualche mese i corteggiamenti del colosso cinese Saic Motor Corporation per Iveco sarebbero aumentati, ma sul tema della possibile vendita della controllata il gruppo Fiat è sempre stato categorico, smentendone la cessione.
Resta, però, da capire se la cessione alle grandi conglomerate cinesi sia sempre la soluzione migliore. La prova del nove potrebbe essere in Italia, dove c'è stato uno degli ultimi grandi passaggi di proprietà, cioè quello degli yacht Ferretti al colosso Weichai. Quella di Ferretti è stata una delle crisi d'impresa simbolo degli ultimi anni, quantomeno per gli errori che sono stati commessi dagli azionisti finanziari che si sono alternati nella compagine. Poi sono arrivati i cinesi e tutto sembrava miracolosamente sorpassato.
Non è stato così, come dimostrano le vicende delle ultime settimane, visto che la crisi del settore yacht sta incidendo pesantemente sull'azienda costretta a ricorrere alla cassa integrazione. Ora il timore di molti è che, non ora ma fra qualche anno, Ferretti possa trasferire la propria produzione in Cina. Il rovescio della medaglia della grande avanzata cinese.
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