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Questo articolo è stato pubblicato il 07 giugno 2013 alle ore 06:47.
Il raccolto mondiale di grano è destinato a toccare livelli record. Le stime degli analisti preannunciano che nella stagione 2013-14, la produzione complessiva della soft-commodity sia destinata a salire a 702 milioni di tonnellate rispetto ai 659 milioni del 2012-13. A segnalarlo è stato ieri l'Amis, l'Agricultural Market Information System, ente nato per iniziativa dei G20 per coordinare a livello mondiale le policy globali nel campo dell'agricoltura.
I prezzi del frumento scambiato a Chicago, benchmark a livello globale (ieri era scambiato in lieve calo a 6,96 dollari per bushel), sono in calo del 10% circa da inizio anno proprio a causa dell'outlook positivo sulla produzione. Parte di questa impennata va ricondotta agli ampi raccolti attesi in Europa e all'aumento delle scorte nel Mar del Nord. E segue soprattutto i lunghi periodi di siccità che lo scorso anno hanno devastato i raccolti in Russia, Ucraina, Sud Europa e Stati Uniti. «Le prime indicazioni per la produzione di grano, mais e riso nel 2013 mostrano livelli record e un aumento complessivo dell'offerta per la nuova stagione 2013-14», si leggeva ieri nella nota dell'Amis.
Nel dettaglio, secondo l'ente di ricerca, i consumi nel 2013/14 dovrebbero salire dell'1,1%. L'utilizzo a fini foraggeri dovrebbe scendere a livelli normali mentre il consumo per fini alimentari dovrebbe mantenere il livello di crescita della popolazione globale. Al contrario gli scambi commerciali sul frumento nel 2013/14 sono attesi in contrazione del 2,5%, soprattutto a causa del ridimensionamento degli acquisti in Asia e in Europa. In ultimo, gli stock dovrebbero aumentare del 5,4%, grazie soprattutto all'incremento atteso in Cina, nell'Ue e nella Federazione Russa.
Proprio la Russia, il terzo più grande esportatore della materia prima, registrerà invece un output più basso delle previsioni, secondo il Dipartimento americano dell'agricoltura. La produzione complessiva russa nel 2013-14 dovrebbe infatti raggiungere i 53 milioni di tonnellate, meno dei 56 milioni precedentemente stimati. All'origine del calo c'è il fattore climatico: una lunga serie di giornate fredde e piovose ha rallentato la crescita delle coltivazioni primaverili impattando così sulla produzione in Urali e in Siberia, aree che da sole coprono circa il 18% del raccolto complessivo del paese. Grazie al buon livello delle scorte, tuttavia, la Russia non dovrebbe ridurre le esportazioni.
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