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Questo articolo è stato pubblicato il 07 giugno 2013 alle ore 06:46.

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Definirlo un riassetto, seppure sia la più importante operazione societaria a Piazza Affari, è riduttivo. Perché quello di Autogrill è il tassello finale per la famiglia Benetton. L'ultimo nella metamorfosi della galassia della famiglia veneta, salita al successo con la moda Made in Italy negli anni '80 e ormai entrata nel salotto buono e diventati i signori delle infrastrutture in Italia.
Nel giro di un paio di anni, i Benetton hanno sostanzialmente ridisegnato il loro impero per dargli una fisionomia adatta ai tempi difficili che il Paese vive. L'addio a Piazza Affari dell'abbigliamento, United Colors of Benetton; la fusione degli aeroporti di Gemina con le autostrade di Atlantia. E ora, la separazione di Autogrill. Tre operazioni per un riassetto da 14 miliardi euro tra un'Opa con delisting, un'Ops carta contro carta e una scissione.
Ma l'inizio della «Fase Due» per i Benetton era partito, tempo prima, dai piani alti: a Ponzano Veneto c'erano due priorità. Gestire il passaggio generazionale in famiglia e la revisione del progetto Sintonia, la holding. Il tutto con l'obiettivo di estrapolare il maggior valore possibile dagli asset in portafoglio. La sistemazione degli equilibri in famiglia è stato il primo nodo ad essere sciolto proprio per favorire i passaggi successivi. Come prima mossa furono fissati paletti precisi per una gestione comune e condivisa dell'intero patrimonio. La soluzione era stata quella di suddividere il capitale sociale di Edizione Holding in quattro quote del 20% ciascuno da assegnare ognuna ai quattro soci fondatori (Luciano, Gilberto, Giuliana e Carlo) tramite le società Regia, Proposta, Evoluzione e Ricerca – oltre a una quota dello 0,25% che fa capo direttamente ai 4 fratelli – mentre il rimanente 19% era stato spartito tra i figli dei fondatori, in nuda proprietà con diritto di usufrutto a favore dei rispettivi genitori. Lo stesso schema era stato ricalcato presente in Ragione sapa, l'accomandita di famiglia a monte delle holding. In quell'occasione, peraltro, ogni fratello aveva anche indicato il suo successore, nominando quattro rappresentanti della nuova generazione da far sedere in consiglio: Alessandro Benetton (per conto del padre Luciano), Franca Bertagnin Benetton (per Giuliana), Sabrina Benetton (per Gilberto) e Christian Benetton (per Carlo). La cassaforte dei Benetton è oggi una delle più solide del capitalismo italiano. La holding ha un'esposizione verso il sistema bancario di 762 milioni a fronte di un valore degli asset di 4,8 miliardi. Il prezzo a cui i Benetton hanno in carico il loro impero è 3 miliardi. I debiti sono dunque garantiti da un patrimonio che è sei volte tanto. E in più c'è una plusvalenza potenziale di altri 1,8 miliardi.
Razionalizzata la struttura a monte, con la fusione di Sintonia (la holding creata per gestire le partecipazioni nelle infrastrutture, ma poi il progetto è sostanzialmente naufragato) in Edizione, la famiglia ha poi messo mano alla Benetton Group: l'abbigliamento era l'asset più bisognoso di intervento. Le aspettative trimestrali del mercato erano diventate troppo stringenti per un settore che paga la crisi dei consumi e ha bisogno di tempo. Quest'anno, poi, il doppio blitz: la fusione tra Gemina e Atlantia, creando un polo delle infrastrutture; e infine una nuova fisionomia per Autogrill.
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