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Questo articolo è stato pubblicato il 15 giugno 2013 alle ore 08:26.

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Il mercato torna pessimista sulle prospettive dell'oro. Per la prima volta nel corso del mese aumenta infatti la quota degli analisti auriferi convinti di un ribasso delle quotazioni del metallo giallo, mentre continua, per la 17esima settimana consecutiva, il deflusso di investimenti dagli Etp (exchange-traded product) sul lingotto sulla scia del taglio alle importazioni da parte dell'India.
Su 36 analisti interpellati da Bloomberg, 18 si attendono che la prossima settimana i prezzi scenderanno, altri 14 hanno una posizione rialzista mentre 4 si dicono neutrali. La porzione di "bearish" è la più alta dal 17 maggio. Nel contempo gli investitori hanno venduto quote di Etp pari a 497,2 tonnellate di oro, del valore di circa 22 miliardi di dollari, mentre la quota delle rimanenti 2.117,96 tonnellate conservate nei "forzieri" degli Etp è la più bassa dal marzo 2011, secondo i dati Bloomberg.
L'oro, come noto, sta vivendo una prolungata fase di debolezza. Per la prima volta dal 2000, il bilancio da inizio anno è in calo. Il drastico calo registrato dai prezzi nel mese di aprile, che ha spinto il metallo in un "bear market", ha colpito in particolare il miliardario John Paulson, titolare di uno dei maggiori hedge fund sul metallo, che ha accusato un deprezzamento del valore delle quote societarie del 13% nel solo mese di maggio. D'altra parte la domanda di oro fisico, che pure è cresciuta grazie a un maggiore interesse da parte del mondo della gioielleria, potrebbe ora essere minacciata dall'aumento delle tasse all'import imposto dall'India, il principale mercato al mondo per i gioielli.
«Il sentiment del mercato è sconfortante», spiega Andrey Kryuchenkov, commodity strategist a Londra per Vtb Capital. «L'aumento delle tasse sull'import indiano sta preoccupando e ovviamente questo non aiuta il mood».
Il metallo è caduto del 17 per cento quest'anno a 1.389,93 dollari l'oncia ed è del 28 per cento sotto il record di 1.921,15 dollari toccato nel settembre 2011. Non che l'intero mercato delle commodity vada meglio, anzi. Lo Standard & Poor's Gsci, il paniere delle principali 24 commodity globali, è caduto del 2,2 per cento da gennaio mentre l'Msci All-Country World, indice azionario, è salito del 7,3%.
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