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Questo articolo è stato pubblicato il 15 giugno 2013 alle ore 10:18.

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Per Siena ora è a rischio la «golden share» su MpsPer Siena ora è a rischio la «golden share» su Mps

Una mossa del Governo. Per la città di Siena l'abolizione del limite del 4% al diritto di voto degli azionisti di Banca Mps (il vincolo non riguarda la Fondazione) rappresenta un boccone difficile da digerire.
A togliere le castagne dal fuoco, in vista dell'assemblea straordinaria del 18 luglio convocata per decidere su questa spinosa e anacronistica questione, potrebbe essere una presa di posizione formale da parte del ministero dell'Economia. In assenza della quale, la Fondazione presieduta da Gabriello Mancini, titolare del 33,7% di Montepaschi, rischierebbe una spaccatura sulla proposta di cancellare il vincolo.
Il fronte della politica locale punta a evitare il voto del 18 luglio. O, in alternativa, a bocciare la proposta. Il capo dell'opposizione in consiglio comunale, Eugenio Neri (Centro-Destra), critica la decisione della banca e chiede una riunione straordinaria in Comune per indicare la linea alla Fondazione. Il sindaco appena eletto, Bruno Valentini (Pd), parla di «scelta avventata» da parte del Monte e sottolinea come «non ci sia la necessità di tempi così brevi. Quello del limite del 4% al diritto di voto mi pare un argomento importante, ma non determinante - sostiene Valentini -. Ora serve che la banca torni a guadagnare e che abbia un piano di rilancio commerciale e di risanamento che convinca la Commissione europea a confermare la legittimità del prestito governativo».

Siena teme di perdere la «golden share» sulla banca. Ma questo poco interessa alla Commissione Ue che lunedì aspetta il piano di ristrutturazione del gruppo, messo a punto dall'amministratore delegato Fabrizio Viola, sulla base del quale entro agosto Bruxelles darà il via libera definitivo agli aiuti di stati ricevuti da Rocca Salimbeni (4,07 miliardi di Monti bond). L'ok europeo è vincolato all'abolizione della clausola del 4%, come passaggio indispensabile per arrivare all'aumento di capitale che farà entrare capitale fresco e nuovi azionisti. Ecco perché l'assemblea straordinaria della banca è stata convocata a luglio. E senza il disco verde di Bruxelles, per Rocca Salimbeni sarebbero guai seri.
C'è poi da considerare che mercoledì scorso è entrato in vigore il nuovo statuto della Fondazione, che attribuisce solo il 50% della governance agli Enti locali e alla Regione, con 4 membri dell'organo d'indirizzo (su 14) di pertinenza del Comune. A votare in assemblea, il prossimo 18 luglio, sarà l'attuale Fondazione che ha dimostrato (in questo caso) di muoversi in autonomia e che non ha gradito le accuse ricevute sulle scelte del recente passato. Il nuovo statuto, poi, stabilisce e garantisce l'indipendenza dell'Ente. Una situazione ingarbugliata, dunque, nella quale non vogliono restare imbrigliati i vertici del Montepaschi, a cominciare dal presidente Alessandro Profumo che già in autunno manifestò la necessità di abolire il vincolo del 4% al diritto di voto.

Il mercato, sull'onda di una prossima rimozione di quel limite discriminatorio, aveva premiato i titoli Mps in apertura di seduta ieri (+4%), ma poi ha ripiegato chiudendo in perdita dell'1% a 0,20 euro. Le incertezze e i veti della politica non piacciono al mercato. E i guai (anche giudiziari) di Rocca Salimbeni giustificano abbondantemente questa diffidenza.
Intanto nella notte sono arrivati il taglio del rating di S&P e il contestuale ritiro del rating su richiesta della banca.

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