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Questo articolo è stato pubblicato il 21 giugno 2013 alle ore 06:45.

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Le banche firmano l'accordo di ristrutturazione del debito di Gabetti, e il gruppo, riconvertito totalmente ai servizi immobiliari, fa un altro passo avanti verso il rilancio. Ieri sono sfilati davanti al notaio gli istituti creditori del gruppo (una schiera che per ordine di esposizione annovera Unicredit, Banco Popolare, Bpm, Intesa, Mps, Bnl, Ubi, Popso e Carige) mettendo la firma sul patto che li porterà ad entrare nel capitale della società al lato dell'azionista di maggioranza Marfin, la finanziaria della famiglia Marcegaglia. L'accordo prevede infatti non solo il riscadenziamento del debito, ma anche la conversione da parte delle banche in capitale di 20 milioni di esposizione, cui va affiancato un prestito obbligazionario convertendo da 10 milioni con scadenza al 2023 e conversione automatica nel caso di deterioramento della posizione finanziaria o di riduzione del patrimonio netto. Da parte loro gli azionisti di controllo mettono sul piatto un aumento di capitale garantito di 19 milioni con impegno alla sottoscrizione da parte Marfin di tutto l'inoptato e un ulteriore possibile ampliamento di 3 milioni per mantenere la maggioranza nel caso scattasse il convertendo.
A questo si affianca il Piano strategico al 2016 che, dopo essere stato approvato a maggio è stato asseverato ieri dal perito indipendente. In attesa dell'omologa del tribunale, sembra chiudersi quindi la traversata iniziata dalla società nel novembre del 2012 con il cambio di cda e la nomina di Fabrizio Prete a presidente, come fiduciario dell'azionista Marcegaglia. «Esprimo la soddisfazione mia e di tutto il management per questo accordo. È stato grazie al supporto e alla fiducia degli azionisti che si è potuti arrivare a un accordo con le banche sul piano strategico – ha spiegato Prete a Il Sole 24 Ore – Si tratta di un piano che per la prima volta dà una visione chiara della mission della società e prevede un profondo cambiamento del business model con l'obiettivo di trasformare Gabetti Property Solutions nell'unico full service provider italiano nei servizi immobiliari. Abbiamo fatto un grande lavoro intervenendo non solo sulla riduzione del costo del lavoro, ma anche sulla governance con un riassetto che ha portato il gruppo a tagliare nei diversi cda 26 posti da consigliere. È un piano, insomma che ci mette in condizione, per la flessibilità e le professionalità acquisite, di fare bene anche in un mercato difficile. E in questo senso i risultati del primo trimestre sono incoraggianti».
Gabetti (ieri a Piazza Affari in calo del 2,60% prima dell'annuncio) ha chiuso infatti i primi tre mesi del 2013 riportando l'Ebitda in positivo e ora punta a chiudere i conti del passato, iniziando da contenzioso con la famiglia Grimaldi sui diritti di prelazione del marchio. «Non credo che dal contenzioso aperto con Grimaldi possano derivare oneri ulteriori rispetto agli accantonamenti e anzi confido di poter raggiungere un accordo – ha concluso Prete –. Mi sembra che da entrambi le parti si condivida l'idea che per Gabetti sia ora di girare pagina guardare avanti».
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