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Questo articolo è stato pubblicato il 21 giugno 2013 alle ore 07:38.

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Effetto Fed su Wall Street, caduta sotto 15mila. Mercati sull'orlo dell'inversione di tendenza - Tokyo a sorpresa in rialzo (+1,66%) - Perché le Borse reagiscono male

di Marco Valsania

New York - "Il mio consiglio è di tirare i remi in barca e togliere capitali dai mercati. E di farlo presto". Mark Grant, managing director di Southwest Securities, esprime con una battuta lapidaria tutto il nervosismo esploso senza remore nelle ultime ore sulle piazze finanziarie. Una sindrome di astinenza precoce dal Quantitative easing, che la Fed potrebbe iniziare a ritirare entro fine anno. E il terrore che, finito il bagno di liquidità che ha sostenuto la crescita e quasi ogni genere di asset, la ripresa americana e globale non sia in grado di reggere e preservare un'adeguata misura di ottimismo. Sì, perché a offuscare gli orizzonti e a evidenziare agli occhi degli investitori la vulnerabilità del sistema economico si aggiungono oggi le preoccupazioni per la solidità dell'espansione e del settore bancario in Cina.

Wall Street è reduce dalla peggior seduta dell'anno, con perdite degli indici vicine al 2,5 per cento. Il Vix, l'indicatore della paura, ha raggiunto quota 20 per la prima volta nel 2013 impennandosi del 23 per cento. Sono cadute anche commodities come il petrolio e l'oro, sceso sotto la soglia psicologica dei 1.300 dollari l'oncia. E le obbligazioni, in tandem, sono franate spingendo i rendimenti ai massimi da quasi due anni a questa parte. Con i treasuries federali sono caduti i titoli municipali, vittime delle peggiori perdite dal 2008. Solo il dollaro si è salvato dalla débacle, guadagnando sulla prospettiva di aumenti dei tassi di interesse. E la generale discesa dei mercati si è accentuata in chiusura di seduta, spingendo gli operatori ad avvertire che è probabile le vendite non siano finite e riprendano oggi.

Le scuole di pensiero tra gli operatori, a questo punto, però divergono. I pessimisti danno ragione a Grant, quando continua col tono sferzante e profetico che gli è valso in Borsa il soprannome di Mago: "I fondamentali economici non sostengono i livelli elevati raggiunti dai mercati, che reggevano solo grazie alla straordinaria liquidità garantita dalla banche centrali. Per quattro anni abbiamo vissuto con i soldi della "droga" forniti dalla Fed. Ora siamo giunti al momento di un'inversione di tendenza, fatta scattare da uno dei più chiari vertici che la Fed abbia mai condotto. Tolti i se e i ma, il messaggio è stato chiaro: intendiamo disfare quanto abiamo finora fatto. Giornate come ieri si ripeteranno. Non so quanto saranno brutte, ma saranno butte".

Meno drammatica è invece la reazione - e il pronostico - di John Praveen di Prudential. "Le azioni in particolare continuerano a mostrare difficoltà e elevata volatilità per i timori sul taparing, il ritiro graduale del Qe da parte della Fed, e per le altre tensioni globali, dall'Asia alla Turchia - spiega -. Quindi, come decisione tattica, sto riducendo al momento la mia raccomandazione di sovraesposizione alla Borsa". Altri analisti hanno parlato apertamente di una temporanea ed eccessiva reazione di panico da parte degli investitori, già ribattezzata con un gioco di parole "Taper Tantrum", il capriccio per l'addio al Qe. Ad oggi la Borsa americana resta tuttora in rialzo dell'11% da inizio d'anno e il Vix, l'indice della paura, piu' basso del 18% rispetto alla media degli ultimi cinque anni.

Quel che appare certo è che non poche incognite devono ancora trovare risposta prima che i mercati ritrovino un convincente equilibrio. Gli investitori si interrogano su quando scatterà davvero il ritiro degli stimoli economici: il 44% in un sondaggio Bloomberg lo prevede già al vertice Fed del 17-18 settembre. E sulle modalità: se comincerà a eliminare solo una ventina di miliardi di dollari in treasuries dagli acquisti di bond per 85 miliardi al mese del Qe - l'opzione considerata più probabile da Pierre Ellis di Decision Economics - oppure anche obbligazioni garantite da mutui. Nel mutato clima è necessario un vasto riesame delle strategie d'investimento, che potrebbe richiedere tempo. "Stiamo cominciando ad assistere a un ‘repricing' degli asset sulla base del cambiamento nella politica monetaria", ha commentanto Stephen Wood di Russell Invesments parlando a Bloomberg. La volatilità, così, potrebbe rimanere l'unica vera costante sulle piazze finanzarie.

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