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Questo articolo è stato pubblicato il 10 luglio 2013 alle ore 22:10.
L'ultima modifica è del 10 luglio 2013 alle ore 20:24.

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Fed, dalle minute trapela divisione sulla riduzione degli stimoli all'economia: servono altre conferme

NEW YORK - "Tapering" non è "tightening". Ovvero riduzione non equivale a stretta. È questo l'elemento certo che emerge dai verbali dell'ultima riunione della Federal Reserve. Se sono divisi sulla tempistica con cui rallentare o terminare il piano di acquisto di Treasury e bond ipotecari, 85 miliardi di dollari al mese, i membri del Federal Open Market Committee - il braccio di politica monetaria della banca centrale americana - sono tutti d'accordo nel sostenere che un eventuale stop al piano di stimolo all'economia è cosa ben diversa dal rialzo del costo del denaro, prossimo allo zero dalla fine del 2008. A Wall Street gli indici hanno prima annullato le perdite per poi chiudere attorno alla parità. Il Dow Jones ha perso lo 0,05% a 15.292,92 punti, il Nasdaq ha segnato +0,47% a 3.520,76 punti mentre lo S&P 500 è rimasto invariato a 1.653 punti. Segno che in fondo novità vere non ce ne sono.

Anche perché, dicono gli operatori di borsa, ormai una riduzione del piano è ormai inclusa nei prezzi. «Molti membri hanno indicato che le decisioni sul passo e la composizione dell'acquisto di asset sono distinte dalle decisioni in merito al livello appropriato dei tassi di interesse», che resteranno con ogni probabilità bassi per un periodo di tempo considerevole anche dopo la fine del programma di acquisto di bond.

Come detto, invece, non c'è un'unanime posizione in merito all'allentamento monetario. Circa la metà dei membri del Fomc si aspetta alla fine di quest'anno - in linea con le attese del mercato - lo stop al piano di acquisto di titoli a debito. In molti credono che serva un'accelerazione dell'economia così come la creazione di posti di lavoro prima di stringere la cinghia.

Proprio in merito alla congiuntura, la Fed si aspetta un'accelerazione dell'economia nel corso della seconda parte del 2013 e un'ulteriore miglioramento nei due anni successivi. Alcuni hanno però mostrato preoccupazione su una crescita che potrebbe invece deludere. In generale è attesa una riduzione graduale del tasso di disoccupazione.

I membri del Fomc si sono proprio confrontati sul modo in cui l'istituto centrale comunica le sue intenzioni di politica monetaria. Alla fine hanno optato per chiarire le condizioni che faranno scattare il cosiddetto "tapering". La chiarezza è sentita come importante. D'altra parte i mercati azionario e obbligazionario sono stati protagonisti di forti scossoni ogni volta che Bernanke o altri esponenti della Fed si sono espressi sul quantitative easing.

Il solo timore di una stretta al piano d'acquisto di bond ha fatto archiviare agli indici americani il primo mese - giugno - in calo del 2013. In molti nel Fomc credono che serva un'accelerazione dell'economia così come la creazione di posti di lavoro prima di stringere la cinghia monetaria. I più ottimisti pongono l'accento sul «costante declino della disoccupazione sin dall'incontro dello scorso settembre e sull'aumento dei posti di lavoro creati nel settore privato», fattori che hanno migliorato le prospettive del mercato del lavoro". Si ricorda che i verbali sono stati precedenti al rapporto pubblicato venerdì scorso sull'occupazione di giugno, decisamente migliore delle attese.

Come già ribadito da Bernanke il 19 giugno scorso, il passo con cui la Fed acquista Treasury e bond legati ai mutui dipende dall'andamento dell'economia. Chissà alle 22 ora italiana non fornisca qualche indicazione in più quando parlerà da Cambridge, in Massachusetts, in un evento intitolato "National Bureau of Economic Research Conference: The First 100 Years of the Federal Reserve: The Policy Record, Lessons Learned, and Prospects for the Future

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