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Questo articolo è stato pubblicato il 13 luglio 2013 alle ore 08:41.

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MILANO
Le quotazioni internazionali dei minerali di ferro sono salite ai massimi da due mesi (a Singapore il prezzo di riferimento ha superato i 125 dollari per tonnellata), sostenute dai sempre elevati ordini di acquisto in arrivo dalla Cina e da qualche rallentamento nell'offerta.
La domanda infatti continua a restare sostenuta. Le fonderie cinesi continuano a lavorare a pieno ritmo e inoltre stanno rimpinguando nuovamente i propri magazzini. L'effetto congiunto è che le importazioni del colosso asiatico continuano a viaggiare a ritmi elevatissimi e nel primi sei mesi dell'anno, nonostante una frenata in giugno, sono salite a 384,3 milioni di tonnellate, il 5% in più rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. Da notare che – secondo stime General Administration of Customs – in giugno gli acquisti si sono assestati a 62,3 milioni di tonnellate, dopo che il mese precedente erano stati di 68,56 milioni, il terzo risultato mensile di sempre per la Cina (il record per le importazioni di minerale di ferro venne stabilito a quota 70,94 milioni di tonnellate nel dicembre del 2012). La "fame" cinese per il minerale di ferro da parte dell'industria siderurgica locale si traduce in un aumento della produzione di acciaio, che per l'intero 2013 potrebbe attestarsi a quota 796 milioni di tonnellate, l'11% più rispetto all'anno precedente.
Tornando all'andamento dei prezzi del minerale di ferro, questi stanno trovando sostegno anche in una sensibile rarefazione della disponibilità soprattutto sul mercato spot. Per esempio in Australia i colossi Rio Tinto e Bhp Billiton hanno problemi nel mantenere costante il livello delle estrazioni nelle proprie miniere situate nel Western Australia a causa delle piogge che stanno rallentando l'attività. Tra i grandi giacimenti che stanno lavorando a rilento figurano soprattutto quelli localizzati nella regione del Pilbara. Per avere un'idea dein quantitativi perduti da parte dei due big si dovrà aspettare la prossima settimana, quando verranno rilasciati i rispettivi rapporti trimestrali. Dati che avranno un riflesso negativo anche sui bilanci Rio Tinto e di Bhp Billiton, che ottengono proprio dalla dalla vendita di minerale di ferro rispettivamente il 70 e il 40% dei propri guadagni.
Le forti precipitazioni hanno invece già spinto Fortescue Metal Group – terzo big australiano del settore – a correggere al ribasso (-2 milioni di tonnellate) i propri obiettivi produttivi per il 2012-13.
In Brasile poi le popolazioni indigene hanno bloccato linee ferroviarie che trasportano il minerale estratto nella gigantesca miniera di Carajas, controllata dalla locale Vale. Il colosso minerario non ha specificato quanto vale il blocco in termini di spedizioni rinviate, ma i numeri dovrebbero essere rilevati. Basti pensare che la linea ferroviaria interessata (conosciuta come Efc) collega Carajas, nello stato dell'Amazzonia, con il porto di Ponte de Madeira, vicino a Sao Luis, la capitale del Maranhao e che vi transitano circa 100 milioni di tonnellate di minerale di ferro all'anno. Le popolazioni indigene chiedono maggiori servizi, tra cui una maggior assistenza sanitaria. Sempre dal lato dell'offerta, è da ricordare che l'India a breve dovrebbe rilasciare le licenze di esplorazione al colosso sudcoreano Posco, che intende investire nel Paese 12 miliardi di dollari per la costruzione di acciaierie. Posco infatti prima di avviare la costruzione degli impianti vuole assicurarsi adeguati rifornimenti di minerali.
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