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Questo articolo è stato pubblicato il 17 luglio 2013 alle ore 06:47.

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Sul mercato del rame torna a prendere corpo la prospettiva di un surplus di offerta, che sembrava messa a rischio dagli incidenti in miniera avvenuti nei mesi scorsi. A riaccendere le speranze è Rio Tinto, che sta procedendo più velocemente del previsto con il recupero di produzione a Byngham Canyon, negli Stati Uniti, miniera che lo scorso 10 aprile era stata colpita da un rovinoso crollo: 150 milioni di tonnellate di terra e rocce avevano ostruito gli scavi a cielo aperto, fortunatamente senza fare vittime, ma provocando danni gravi e difficili da rimediare. Rio, che nell'immediato aveva previsto di perdere 125mila tonnellate di rame nel 2013, oggi ha però ridimensionato la cifra a 100mila.
Non solo. Le dispute con il Governo mongolo sembrano essersi placate e dal 9 luglio Rio Tinto sta finalmente esportando rame dalla nuova miniera Oyu Tolgoi. Infine, sta procedendo per il meglio anche l'espansione di Escondida, in Cile: nello scorso trimestre l'output è salito ai massimi dal 2009 (231.900 tonnellate di rame in concentrati). Buone notizie che hanno consentito alla mineraria australiana, secondo fornitore di rame mondiale, di annunciare per il 2013 un target di estrazione di 565mila tonnellate (230mila di rame raffinato), il 3% in più rispetto all'anno scorso, nonostante Byngham Canyon.
Glencore Xstrata ha intanto avviato ufficialmente il processo di vendita di un altro importante progetto nel rame: Las Bambas, che dovrebbe entrare in produzione tra un paio d'anni con una capacità a regime di almeno 400mila tonnellate l'anno. La cessione, del valore stimato di 4-5 miliardi di dollari, è stata imposta dall'Antitrust cinese come condizione per l'ok alla fusione e dovrà avvenire entro il 30 settembre 2014. Ieri il gruppo ha annunciato la nomina di Bmo Capital Markets e Credit Suisse come advisor, sottolineando di aver già ricevuto «numerose espressioni di interesse da diverse società minerarie internazionali e potenziali investitori».
Glencore Xstrata ha inoltre comunicato che smetterà di produrre minerale di ferro in Australia (dove aveva comunque un output molto limitato) a causa delle peggiorate condizioni di mercato. Il rallentamento dell'economia cinese non sembra invece preoccupare Rio Tinto, che sta procedendo a pieno ritmo con i piani di espansione nel Pilbara: alla fine del terzo trimestre la capacità produttiva arriverà a 290 milioni di tonnellate l'anno. Riconfermata anche l'intenzione di arrivare a 360 milioni entro il 2014, con un'unica concessione ai tempi difficili: la società cercherà di raggiungere l'obiettivo non solo con nuove miniere, ma anche con lo sviluppo di operazioni già esistenti.
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