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Questo articolo è stato pubblicato il 18 luglio 2013 alle ore 06:47.
MILANO
CANBERRA
Il rallentamento dell'economia cinese – e più in generale le difficoltà dell'industria siderurgica globale – non spaventano i grandi produttori di minerale di ferro, che continuano ad espandere a pieno ritmo le operazioni estrattive. Dopo Rio Tinto anche Bhp Billiton ha superato le previsioni degli analisti e i suoi stessi target, comunicando di aver raggiunto un output da primato nell'anno fiscale concluso a giugno: 187 milioni di tonnellate, il 9% in più rispetto all'anno precedente. Il gruppo australiano conta di arrivare a 207 milioni di tonnellate entro luglio 2014 e in seguito a 220 milioni, grazie all'espansione della miniera Jimblebar, nella regione di Pilbara (Western Australia), che sta procedendo più velocemente del previsto – l'avvio di produzione è ora atteso per dicembre – anche se i costi di sviluppo sono saliti del 10%, ossia di ben 340 milioni di dollari Usa. Bhp ha tuttavia sottolineato che il progetto rientra tuttora nel budget, se gli investimenti sono valutati in dollari australiani.
Ventiquattr'ore prima la concorrente Rio Tinto aveva confermato l'intenzione di espandere la produzione di minerale di ferro del 35%, a 360 milioni di tonnellate l'anno, entro il 2015 (si veda Il Sole 24 Ore del 17 luglio), mentre la brasiliana Vale – oggi il primo fornitore mondiale della materia prima utilizzata per produrre acciaio – pochi giorni fa ha ottenuto le autorizzazioni ambientali per i lavori di ampliamento della miniera Carajas, una delle più ricche del mondo.
Il trimestre che va da giugno a settembre è normalmente misero per gli esportatori di minerali ferrosi. Grazie al ristoccaggio da parte delle acciaierie cinesi, tuttavia, il prezzo benchmark questo mese ha recuperato circa il 10%, portandosi ai massimi da maggio, al salutare livello di 129 dollari per tonnellata: un prezzo che consente margini intorno a 80 $/tonn. per Bhp e Rio, le cui strategie di espansione potrebbero essere mirate ad espellere dal mercato i concorrenti minori. Le due minerarie non possono infatti ignorare le previsioni secondo cui la materia prima è destinata a calare di prezzo, proprio per la nuova offerta che contribuiranno a portare sul mercato, in un periodo in cui la Cina sta tirando il freno.
Nel rapporto di produzione di Bhp Billiton risulta comunque anche un forte aumento dell'output di carbone e di rame (la miniera cilena Escondida, di cui Bhp è socio di maggioranza, ha prodotto il 28% in più rispetto all'anno precedente).
Notizie parzialmente negative arrivano solo dalla divisione petrolifera, penalizzata dai ritardi nelle trivellazioni nel Golfo del Messico. Dopo aver previsto una produzione annuale di 240 milioni di barili, Bhp ha solo sfiorato questa cifra e si è dovuta accontentare di 235,7 milioni. L'analista di Deutsche Bank Paul Young ha comunque giudicato «ottimi» i risultati produttivi di Bhp, considerando l'exploit di Escondida e l'output nella regione del Pilbara come le notizie migliori per il gruppo, mentre la delusione nel petrolio sarebbe solo marginale. Young sostiene anche che le previsioni di una produzione di 207 milioni di tonnellate per i minerali ferrosi nel 2014 sono «molto prudenti» e verranno sicuramente battute.
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