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Questo articolo è stato pubblicato il 26 luglio 2013 alle ore 06:46.

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MILANO
Via libera dell'Ivass alla fusione tra Unipol e FonSai per creare il secondo gruppo assicurativo italiano dopo le Generali. Ieri, in tarda serata, l'istituto di vigilanza ha comunicato l'autorizzazione al progetto di fusione a quattro (Unipol, Fondiaria Sai, Premafin e Milano Assicurazioni) necessario per completare entro l'anno l'integrazione degli asset tra le due compagnie. Si tratta di un tassello chiave per il gruppo assicurativo: il mancato via libera avrebbe infatti comportato che Ugf fosse rimasta «solo» l'azionista di controllo da un lato di Unipol e dall'altro di FonSai con sinergie che, evidentemente, sarebbero state perseguite con meno efficacia.
Il terremoto che si è abbattuto sulla famiglia Ligresti, oggi all'arresto, dopo il blitz dell'inchiesta della Procura di Torino per falso in bilancio non ferma dunque il matrimonio tra Unipol e FonSai. La fusione, si legge nella nota dell'Ivass, «rappresenta la seconda fase attuativa del progetto di integrazione tra i gruppi Unipol e Premafin FonSai, finalizzato a sanare le carenze di solvibilità corretta del gruppo FonSai e della controllante Premafin a suo tempo contestate dall'Istituto». L'autorità spiega che sulla base della normativa vigente, l'attività di vigilanza svolta dall'Istituto è stata diretta ad accertare «il rispetto del principio di sana e prudente gestione e il possesso da parte della società incorporante, una volta attuata la fusione, di un adeguato margine di solvibilità e di attivi idonei alla copertura delle riserve tecniche». Requisiti, appunto, verificati: «Gli accertamenti condotti - si legge nella nota - hanno confermato il rispetto delle condizioni per il rilascio dell'autorizzazione; esse sussistono anche qualora Milano non partecipi all'operazione di fusione».
Il rilascio dell'autorizzazione è accompagnato tuttavia da «raccomandazioni» dell'Autorità di vigilanza al nuovo gruppo. L'Ivass ritiene che il percorso di rafforzamento gestionale avviato dal gruppo Unipol «debba proseguire con vigore, in considerazione della complessità operativa e dimensionale della nuova entità post-fusione». Da qui la decisione di inviare una lettera al gruppo con la quale sono stati richiesti tre specifici interventi: «In tema di governance», con la richiesta di un rafforzamento e di una maggiore collegialità; «adeguati criteri nella distribuzione degli utili» evidentemente commisurati al mantenimento di margini di solvibilità consoni; infine, rafforzamento di procedure e controlli in talune aree, inclusi gli investimenti in titoli strutturati e il rischio di riservazione. Tutte richieste che saranno monitorate dall'Autorità.
La parola passa ora agli azionisti: resta da capire, in proposito, solo il destino della Milano Assicurazioni. Il verdetto si saprà dopo l'estate, quando si terrà l'assemblea degli azionisti di risparmio. Sulla carta i soci della Milano, oggi insoddisfatti delle condizioni, potrebbero di fatto decidere di bloccare in assemblea la fusione. Tuttavia il rischio sarebbe quello di ritrovarsi in una compagnia di limitate dimensioni ai margini del gruppo Unipol-Fonsai. Già, perché proprio gran parte degli asset della Milano sono destinati a uscire dal perimetro della compagnia. Entro agosto, infatti, dovranno essere rispettati gli impegni presi con l'Antitrust sul ridimensionamento del portafoglio. Si parla di più o meno 1,7 miliardi di premi che verranno ceduti in due blocchi: un prima parte conterrà la Liguria e una fetta del portafoglio danni della Milano e una seconda Sasa e un'altra percentuale di premi della Milano. Il tutto ridimensionerà fortemente la controllata che, come sottolineato di recente dall'amministratore delegato del gruppo Carlo Cimbri, nel danni avrà un giro d'affari nell'intorno di un miliardo, più 400 milioni nel vita. Troppo piccola per sopravvivere sola. Di qui l'auspicio del manager affinché i soci risparmio del gruppo assicurativo non si oppongano all'integrazione.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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