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Questo articolo è stato pubblicato il 26 luglio 2013 alle ore 06:48.
La volontà espressa dal Governo della Costa d'Avorio di proteggere le riserve forestali locali sta sollevando preoccupazioni per i diritti umani e per la produzione di cacao del Paese, che è il primo fornitore mondiale, responsabile di quasi il 40% dell'offerta.
Il cacao rappresenta circa il 10% della produzione economica dell'ex colonia francese, ma i costi ambientali della crescita nel settore sono stati elevati. L'Unione europea stima che negli ultimi 50 anni tre quarti delle foreste ivoriane siano scomparse, principalmente a causa dell'agricoltura. Il presidente Alassane Ouattara si è detto pronto a pagare il costo economico di un calo della produzione agricola pur di salvare le aree protette e il Governo già avviato la rimozione forzata degli insediamenti agricoli considerati illegali, che secondo il servizio forestale occupano circa la metà dei 4,2 milioni di ettari di riserve forestali del Paese. La prima area interessata è stata quella di Niegre, in cui abitavano circa 25mila persone. Le azioni di sgombero, effettuate con l'intervento dell'esercito, hanno comportato la demolizione delle case dei contadini, molti dei quali hanno denunciato violenze anche fisiche, che tuttavia il Governo smentisce.
Il programma fa parte degli sforzi per riaffermare l'autorità dello Stato dopo un decennio di guerre e instabilità politica, ma è anche diffusa l'idea che sia opportuno favorire una maggiore diversificazione dell'economia, oggi troppo dipendente dal cacao.
Dal 2002 a oggi, nonostante la scarsità di terreni agricoli, lunghe guerre e l'intenso contrabbando verso il vicino Ghana, la prodizione ivoriana di cacao è cresciuta da 1,2 a 1,5 milioni di tonnellate: un record. Adesso tuttavia c'è il timore che i raccolti possano tornare a calare. Fonti del ministero della Finanza hanno confermato alla Reuters che – in parte proprio a causa dello sgombero degli insediamenti illegali nelle foreste, dove si trovano le piantagioni più giovani e produttive – nel 2013-14 la produzione dovrebbe calare a 1,4 milioni di tonnellate.
La diminuzione dell'offerta rischia in prospettiva di provocare tensioni sul mercato del cacao, dove le quotazioni già nei giorni scorsi sono tornate a rafforzarsi. Dopo il dato inferiore alle attese sulle macinazioni europee, quelle nordamericane hanno stupito in positivo: nel secondo trimestre c'è stato un aumento dell'11,8%, il più forte degli ultimi tre anni, a 117.657 tonnellate. Al rimbalzo ha contribuito la necessità di ristoccaggio dell'industria dolciaria, ma anche – secondo alcuni analisti – il basso costo dello zucchero negli Usa, che ha incoraggiato la produzione.
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