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Questo articolo è stato pubblicato il 27 luglio 2013 alle ore 08:30.

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LUGANO. Dal nostro inviato
La procura di Lugano ha aperto un fascicolo sulle attività svizzere di Paolo Gioacchino Ligresti, ultimogenito di Salvatore, da meno di un mese cittadino elvetico, attualmente ricercato dalle autorità italiane, per una misura di custodia cautelare in carcere chiesta dalla procura di Torino. L'inchiesta, secondo quanto trapela a Lugano, avrebbe lo scopo di approfondire origine e destinazione di flussi di denaro e altri beni che, nel corso degli ultimi mesi, avrebbero lasciato l'Italia alla volta delle casseforti del Canton Ticino, dove Ligresti junior ha la propria residenza. I magistrati starebbero vagliando ipotesi di violazioni della normativa antiriciclaggio svizzera, che punisce il reato con pene che vanno da tre a cinque anni nei casi più gravi. L'ipotesi potrebbe fare scattare anche delle misure di sospensione temporanea dei diritti di proprietà di Paolo Ligresti con successivi possibili provvedimenti di sequestro cautelare temporaneo di beni mobili e immobili. A quanto risulta al Sole24ore il fronte svizzero delle indagini sarebbe seguito personalmente dal procuratore pubblico capo John Noseda che risulta avere intensi rapporti di collaborazione con le due procure italiane che stanno indagando sulla famiglia Ligresti. In particolare con il pm milanese Luigi Orsi, che sta facendo luce su alcuni episodi di manipolazione sul titolo Premafin, e sui fallimenti delle due holding dei Ligresti, la Sinergia e la Im.co e con il pm di Torino Marco Gianoglio, che sta indagando sui presunti falsi in bilancio della Fonsai. In dettaglio tra le tre procure si è avviata un'intensa attività di comunicazione di dati e carte attraverso rogatorie incrociate. Nessun commento dagli avvocati svizzeri di Paolo Ligresti, Luca Marcellini e Maria Galliani, entrambi cercati dal cronista nel loro studio di Lugano a pochi metri dalla sede della procura luganese, ed entrambi in passato in forza alla stessa procura. In serata è giunto il commento dell'avvocato Davide Sangiorgio che ha sottolineato in particolare come l'inchiesta di Torino essendo per falso in bilancio, false comunicazioni sociali e per aggiotaggio informativo, non presuppone alcuna movimentazione di denaro compiuta dagli indagati, mentre quella di Milano non vede tra gli indagati Paolo Ligresti. Difficile dunque ipotizzare un'ipotesi del genere. Giornata di pausa, nel frattempo sul fronte torinese degli interrogatori degli indagati. Una fine settimana di riflessione per l'aggiunto Vittorio Nessi e per il pm Gianoglio in cui si riordineranno le idee dopo sette giorni di audizioni senza sosta, concluse giovedì scorso con l'audizione di Antonio Talarico, vicepresidente di Fonsai, e mente immobiliare del gruppo fondato dall'ingegnere di Paternò. Da lunedì si riprenderà a tamburo battente con l'esame degli indagati. A cominciare da lunedì, giornata nella quale verrà nuovamente sentito Emanuele Erbetta, ex ad della compagnia torinese. Ma la giornata clou sarà quella di martedì, in cui verrà sentito Salvatore Ligresti, fondatore del gruppo immobiliare e assicurativo. Le sessioni riprenderanno poi giovedì con le escussioni delle due figlie di Salvatore, Jonella e Giulia Maria Ligresti, entrambe detenute nel carcere di Torino e Vercelli.
Intanto proprio Jonella Ligresti ieri ha rassegnato le dimissioni dalla carica di consigliere di amministrazione di Italmobiliare, società nella quale figurava come indipendente. Lo comunica la società della famiglia Pesenti in una nota in cui esprime il ringraziamento all'ex presidente di Fonsai «per il contributo dato». Negli scorsi giorni la sorella Giulia Maria aveva a sua volta rassegnato le dimissioni da consigliere del gruppo Pirelli.
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538 milioni
Il «buco»
I magistrati contestano alla famiglia Ligresti e agli ex amministratori un «buco» da 538 milioni nella riserva sinistri, occultato nel bilancio 2010.
300 milioni
Il danno stimato
Il meccanismo di occultamento avrebbe generato false informazioni al mercato e conseguenze patrimoniali per almeno 12mila soci-risparmiatori, con un danno stimato in 300 milioni, corrispondente alla perdita di valore del titolo e alla distruzione dell'investimento per i soci.
253 milioni
I dividendi
Secondo gli inquirenti, alla famiglia Ligresti, attraverso la holding di famiglia Premafin veniva garantito un flusso costante di risorse attraverso la distribuzione dei dividendi – 253 milioni fino al 2009, il riconoscimento di consulenze milionarie – per un totale di 40 milioni – e una serie di operazioni immobiliari del valore di 180 milioni.
450 milioni
Gli aumenti di capitale
Nel 2011 è stato varato un doppio aumento di capitale (ora sotto la lente dei magistrati) per un valore di 450 milioni.
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