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Questo articolo è stato pubblicato il 01 agosto 2013 alle ore 15:57.

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Emilio Riva (Ansa)Emilio Riva (Ansa)

Conti in rosso per Stahlbeteiligungen, propaggine lussemburghese del gruppo Riva cui fanno capo le filiali estere, ora alle prese anche con le conseguenze del sequestro di beni effettuato in Italia nell'ambito dell'inchiesta sull'Ilva di Taranto. Lo apprende Radiocor. La holding domiciliata nel Granducato nel 2012 ha segnato una perdita di 45,3 milioni di euro contro l'utile di 11,4 milioni del 2011. La società, che controlla le attività del gruppo in Belgio, Spagna, Francia e Canada, ha utili riportati a nuovo per quasi 590 milioni di euro contro 1,6 miliardi nel 2011 e asset per un totale di 1,8 miliardi, contro 4,8 miliardi.

Il bilancio si è "ristretto" rispetto al 2011 per effetto dello scorporo, avvenuto a fine 2012, di attività tra cui la partecipazione nell'Ilva spa, passate a un'altra holding appositamente creata, la Siderlux. Come riportano i documenti depositati in Lussemburgo, Stahlbeteiligungen ha un credito di 364 milioni di euro nei confronti della Riva Fire che a fine 2012 era il suo unico azionista. Per effetto della scissione della Fire, il credito è stato trasferito nel gennaio 2013 alla Riva Forni Elettrici, diventata azionista unico della Stahl. Il credito è rimborsabile trimestralmente e la prima tranche è stata regolarmente rimborsata nello scorso marzo. Il sequestro notificato a maggio dalla Guardia di Finanza alla Riva Forni Elettrici, fa sì che i beni di quest'ultima siano congelati e quindi «in questa situazione non è possibile avere la minima visibilità su quando» riprenderà il rimborso del debito.

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