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Questo articolo è stato pubblicato il 13 agosto 2013 alle ore 06:46.

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L'assedio alla fortezza Ligresti non conosce tregue agostane. Ieri il Gip torinese Silvia Salvadori ha disposto il sequestro preventivo per equivalente di beni immobili per un valore complessivo di 251,6 milioni di euro. Si tratta del comprensorio immobiliare di via Ippodromo a Milano, dove Salvatore Ligresti ha la propria residenza, e in cui è agli arresti domiciliari dal 17 luglio scorso, e di quattro grand hotel la cui proprietà è stata a lungo riconducibile alla famiglia e, in particolare, alla controllata di FonSai AtaHotels.
Si tratta del Grand hotel Fiera di Milano, del Principi di Piemonte, del Taormina Naxos Beach e del Golf hotel di Madonna di Campiglio. Il provvedimento è stato chiesto dai magistrati torinesi Vittorio Nessi e Marco Gianoglio titolari dell'inchiesta sul gruppo assicurativo FonSai e sui suoi ex vertici, accusati di falso in bilancio aggravato e di manipolazioni di mercato. Oltri ai beni e conti dei Ligresti sono state sequestrate disponibilità finanziarie riferibili agli altri arrestati, all'ex ad Fausto Marchionni (23 conti correnti e quote di quattro società), a Emanuele Erbetta (27 conti bancari, un conto corrente postale, tre società) e all'ex vicepresidente di Fonsai Antonio Talarico (11 conti e sei società).
Per il blocco immobiliare residenziale, la cui proprietà è riconducibile alla società Pegasus, è stato nominato un custode giudiziale, individuato nel commercialista milanese Alberto Abate. Per ciò che riguarda gli hotels, per due dei quali in particolare, Taormina e Madonna di Campiglio la stagione turistica è nel suo maggior picco d'intensità, il provvedimento di sequestro si è limitato all'apposizione dei sigilli di conservatoria. Nessun contraccolpo dunque, sull'ordinaria gestione delle strutture ricettive. Il sequestro è stato deciso sulla base di una stima del danno potenziale delle attività dei Ligresti sul fronte dell'esercizio 2010 della FonSai. Si spiega così il fatto che nessun provvedimento sia stato preso per il Tanka village di Villasimius, il cui valore molto più elevato, avrebbe innalzato oltremisura il tetto posto dai pm alla quantificazione del danno. Sul fronte delle indagini per il momento questo si profila come l'ultimo atto della procura prima della scadenza di ferragosto. Si riprenderà successivamente tirando le fila della fitta sequenza di interrogatori che si sono succeduti dal 17 luglio scorso sino alla scorsa settimana. A cominciare dall'audizione dell'ex presidente di FonSai, Jonella Ligresti (ancora in carcere alle Vallette a Torino), dei suoi ex amministratori delegati Fausto Marchionni (ai domiciliari) ed Emanuele Erbetta (in carcere a Novara), del suo vicepresidente Antonio Talarico (ai domiciliari) e della presidente della holding quotata di famiglia Premafin Giulia Maria Ligresti (in carcere a Vercelli). Ragioni di salute hanno finora impedito al presidente d'onore del gruppo Salvatore Ligresti di comparire di fronte ai magistrati. La scorsa settimana il suo legale Gian Luigi Tizzoni ha inviato un fax in procura per chiedere di poter posticipare a settembre ogni eventuale deposizione del suo assistito.
Sul fronte svizzero, intanto, proseguono gli accertamenti del procuratore pubblico John Noseda sulla consistenza e l'ubicazione dei beni riconducibili alla famiglia Ligresti nella Confederazione e in particolare in Canton Ticino, a Lugano, dove Paolo, il minore dei figli di Salvatore Ligresti, ha la sua residenza. La procura Cantonale sta procedendo in collaborazione con le due autorità italiane che stanno indagando sulla famiglia. Oltre a Torino, infatti, ad avere aperto un fascicolo c'è anche Milano, dove il pm Luigi Orsi sta procedendo sia sul fronte fallimentare per l'insolvenza delle due holding dei Ligresti, Sinergia e Im.co., sia per la vicenda del foglio di carta siglato dall'amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel, in cui veniva "vistata" la richiesta di "resa condizionata" della famiglia dalla conduzione del gruppo, sia per manipolazione informativa sul titolo Premafin.
Lo scambio di informazioni tra le tre procure è considerato soddisfacente dagli inquirenti. In particolare le indagini elvetiche procedono in autonomia per l'ipotesi di reato di riciclaggio ipotizzato a carico in particolare di Paolo Gioacchino Ligresti. Le autorità elvetiche hanno giá disposto provvedimenti di sequestro conservativo a scopo precauzionale di una trentina di milioni di franchi svizzeri così come alla richiesta formale di segnalazione di alcuni conti intestati alla famiglia presso alcuni istituti di credito e alcune fiduciarie individuate come schermi dell'operatività off shore dei Ligresti. Ma secondo qualificate fonti investigative si starebbe anche cercando di rintracciare una rete di persone fisiche vicine ai Ligresti che potrebbero avere avuto nel passato, e continuato ad avere in queste settimane febbrili, un ruolo determinante nella conduzione e nella mimetizzazione contabile degli affari all'estero della famiglia. Tra questi potrebbe essere di particolare interesse la cessione immobiliare conclusa dalla famiglia lo scorso mese di aprile e, dunque, agli inizi della tempesta giudiziaria che poi si è abbattuta sui Ligresti, di una palazzina londinese che sarebbe stata ceduta per una ventina di milioni di euro.
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Hotel Principi di Piemonte
Si tratta di un sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalenza. Nell'elenco degli immobili figura anche l'hotel di lusso situato nel cuore di Torino. La struttura ha una valutazione di mercato di 38 milioni

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