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Questo articolo è stato pubblicato il 14 agosto 2013 alle ore 06:45.

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MILANO
Con una decisione che conferma la crescente preoccupazione di New Delhi per l'allargarsi del suo deficit delle partite correnti, il Governo indiano è intervenuto ieri per la terza volta in otto mesi sulle tariffe doganali e le accise che gravano sull'importazione e la trasformazione dell'oro.
Il carico fiscale sull'import del metallo prezioso è passato dall'8% al 10%, mentre quello sull'argento è balzato dal 6 al 10%. I rialzi non hanno risparmiato le importazioni dei minerali e dei semilavorati da cui vengono estratti oro e argento. In questo caso le tariffe doganali sono passate dal 6% all'8% e dal 3% al 7% rispettivamente. Anche le accise sulla lavorazione dei semilavorati in lingotti d'oro e argento sono salite dal 7% al 9% e dal 4% all'8%.
I mercati hanno reagito con un'interruzione di un rally che durava da circa tre settimane: in serata al Comex di New York l'oro era in calo dell'1,5% a 1328,5 dollari.
Dietro il nuovo intervento indiano c'è uno dei principali grattacapi con cui sono alle prese il primo ministro Manmohan Singh, il ministro della Finanze P. Chidambaram e il chief economic advisor e futuro governatore della Reserve Bank of India, Raghuram Rajan. Il Governo indiano si è dato come obiettivo di ridurre entro il 31 marzo 2014 il suo deficit delle partite correnti al 3,7% del Pil dal livello record del 4,8% toccato nell'anno fiscale passato, quando la differenza tra entrate e uscite in termini di beni, servizi e investimenti era salita a 87,8 miliardi di dollari dai 78,2 dell'anno 2012-13.
L'operazione di rientro è resa ulteriormente difficile dalla fase di rallentamento attraversata dalla terza economia asiatica e dal riverberarsi di questi due fenomeni sulla rupia che, indebolendosi progressivamente, rende sempre più onerose le importazioni di oro e petrolio, ovvero le due voci più pesanti negli scambi commerciali con l'estero.
Per comprendere quanto sia importante la riduzione delle importazioni del metallo prezioso basta pensare che oggi l'India è il primo consumatore mondiale di oro e che la flessione dei prezzi iniziata lo scorso anno dopo un rally decennale ha accresciuto l'appetito dei gioiellieri indiani.
Secondo i dati del World Gold Council, lo scorso anno New Delhi ha importato 860 tonnellate di oro (di cui 478 nel secondo semestre) assorbendo circa il 20% di tutta la domanda mondiale. Per contenere questo trend il governo è intervenuto ripetutamente sulla tassazione e sui limiti all'utilizzo del metallo prezioso, vincolando gli acquisti di materia prima all'esportazione di prodotti finiti e tagliando fuori banche e trader.
L'obiettivo del governo è di contenere le importazioni del 2013 a quota 850 tonnellate. Le ultime misure giungono dopo che le prime mosse per limitare le importazioni erano state metabolizzate da un mercato che a luglio era tornato a crescere comprando dall'estero oro per 2,9 miliardi di dollari.
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